Personaggio

Felice Diana, un «giovincello» con 90 candeline e 60 anni di carriera

Lo scorso 4 marzo 2022 la sezione settimese dell'Anc ha organizzato per lui una bella festa

Felice Diana, un «giovincello» con 90 candeline e 60 anni di carriera
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Felice Diana, un «giovincello» con 90 candeline e 60 anni di carriera.

Felice Diana

Novanta, come il numero delle primavere trascorse e delle candeline spente sulla torta. Sessanta, come gli anni di volontariato impiegati all'interno dell'Associazione Nazionale dei Carabinieri, dopo una scelta d'amore, mai rinnegata, che lo ha portato a congedarsi dall'arma.

I festeggiamenti dell'Anc

Quella di venerdì 4 marzo, per il signor Felice Diana è stata una giornata da incorniciare, suggellata da un doppio traguardo. I festeggiamenti per il suo novantesimo compleanno, infatti, sono stati l'occasione ideale per celebrare anche i sessanta anni trascorsi al servizio dell'Anc e della città. Sempre in prima linea, nonostante l'età e qualche piccolo acciacco che, però, non ha mai piegato il signor Felice, che tutti descrivono come un vero e proprio «giovincello». Ed effettivamente, a guardarlo bene, si fa quasi fatica a credere che abbia spento 90 candeline. Un traguardo che tutto il gruppo Anc ha festeggiato nella propria sede di via Galileo Ferraris, al cospetto del presidente della sezione, Mario Arvat, e dell'Amministrazione. Presenti, infatti, la sindaca Elena Piastra, e il vicesindaco Giancarlo Brino, che hanno consegnato personalmente al socio Anc una targa di riconoscimento per il ruolo che ricopre da più di mezzo secolo sul territorio. «Felice è un esempio per tutta la città e questa è anche l'occasione per ringraziare l'associazione per essere costantemente in prima linea», sottolineano Piastra e Brino. «Felice è uno dei soci più attivi del nostro gruppo ed è sempre presente», interviene il presidente Arvat. «Grazie, grazie, grazie», sono le uniche parole che Diana riesce a pronunciare, tradendo una giustificata dose di commozione per una cerimonia che difficilmente dimenticherà.

Una vita tra amore, lavoro ... e volontariato

«Sono molto emozionato», confessa. Un'emozione che Diana non riesce a trattenere quando ripercorre la propria vita, iniziata in quella terra sarda di cui è originario. Nel 1951, Felice si è arruolato nell'arma, e l'anno successivo è stato promosso carabiniere. Ma, quando la carriera sembrava procedere a passo spedito, come un fulmine a ciel sereno, è arrivata Celestina, che ha stravolto tutti i suoi piani. «Ci siamo conosciuti ad Aosta, dove lei aveva una lavanderia di famiglia in cui lavava la biancheria dei carabinieri. In quel periodo - racconta -, però, per le regole in vigore, non potevamo sposarci. Così, mi sono congedato dall'arma pur di stare insieme». Una scelta d'amore, ripagata da due figli e cinque nipoti, che, se potesse tornare indietro, Diana rifarebbe nuovamente. «Non mi sono mai pentito - afferma senza esitazioni, dopo ben 67 anni di matrimonio -. Con l'arrivo della lavatrice, poi, abbiamo chiuso la lavanderia e ci siamo trasferiti a Settimo. In città, ho lavorato prima come sorvegliante alla Pirelli e poi alla Fiat». Una vita divisa tra famiglia, lavoro e volontariato. Un impegno nel sociale che, nonostante l'età, Felice non intende ancora abbandonare. «Tralasciando qualche piccolo problema di salute, mi sento bene», ci racconta, mentre ci mostra, nella sede dell'Anc, la sua scrivania. Quella che occupa ogni martedì e giovedì per fare il rinnovo delle tessere. «Tra qualche tempo, magari, lascio spazio ai più giovani», si lascia sfuggire, anche se, forse, non ci crede più di tanto neanche lui. «Il segreto per arrivare alla mia età? Fave, ceci e lenticchie», risponde, ironicamente, a chi gli chiede la ricetta giusta per raggiungerlo. Infine, doveroso un pensiero alla situazione attuale in corso tra Russia e Ucraina. Un conflitto che rievoca in Felice dolorosi ricordi. «In Sardegna, la guerra l'ho vista. Non ho ancora dimenticato le mitragliate e i bombardamenti che ho vissuto quando ero solo un ragazzo. In questi giorni, purtroppo, non sono affatto fiducioso. Una tragedia di questo tipo - conclude -, dopo due anni di pandemia, non doveva succedere».

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