Settimo

Emergenza immigrati: nessuno arrivo al centro Fenoglio ma la provincia torinese "soffre"

In compenso da settimane il centro di via Traves, nella periferia torinese ai confini con Venaria, è soggetto al continuo transito di migranti

Emergenza immigrati: nessuno arrivo al centro Fenoglio ma la provincia torinese "soffre"
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E' uno dei temi principali delle ultime settimane. Gli sbarchi sulle coste italiane, complici le condizioni meteo e marittime spingono gli scafisti a far partire le «carrette del mare» dalle coste del nord Africa. Così, come ormai consuetudine, a fronte di ciascun arrivo ogni regione italiana deve rispondere e corrispondere un proprio impegno in termini di accoglienza. Termini percentuali, s’intende. Frutto di anni di botta e risposta tra gli enti locali e gli organi governativi nazionali.

A fare il punto della situazione è La Nuova Periferia di Settimo

La situazione nel Torinese

Ma è così che, mentre la provincia di Torino è protagonista di un fenomeno di arrivi, soprattutto nei piccoli centri delle valli di Lanzo, a Settimo dell’arrivo di nuovi migranti, anche solo in transito, non si sente ancora parlare. Del resto nei mesi scorsi il Prefetto di Torino, Sua Eccellenza Raffaele Ruberto, appena andato in pensione, aveva manifestato l’impegno e sottolineato la collaborazione con la sindaca di Settimo Elena Piastra per non far tornare il Centro Fenoglio di via De Francisco un centro di mero smistamento di migranti.

Nel 2017 era stato persino necessario allestire una tendopoli per far fronte all’eccessivo arrivo di migranti sul territorio. All’epoca il sindaco  Fabrizio Puppo si era trovato a gestire una situazione di totale straordinarietà per il territorio.

Ma, come detto - almeno per il momento - di un possibile deflusso di migranti in arrivo sul territorio nazionale da smistare al Fenoglio di Settimo non se ne parla.

E questo per tutta una serie di ragioni. Anzitutto all’interno del Centro Fenoglio, al momento, tra progetto Sai e progetto Cas i numeri degli ospiti sfiorano le duecento unità. Compresi alcuni profughi ucraini che ancora trovano ospitalità all’interno del centro. Una capienza che per il momento non consentirebbe agli operatori della Croce Rossa Italiana di prendersi cura di un numero ulteriore di ospiti, a maggior ragione se si tratta di persone fragili appena sbarcate in Italia e che avrebbero la necessità di un percorso di accompagnamento e di inserimento sociale che richiede un certo sforzo.

La provincia soffre

Se Settimo sembra «scampare» al possibile arrivo di nuovi migranti sul territorio, altrettanto non si può dire per il territorio torinese. Da settimane il centro di via Traves, nella periferia del capoluogo ai confini con Venaria, è soggetto al continuo transito di migranti che arrivano proprio da Lampedusa e dagli altri luoghi di sbarco delle coste italiane. Ed è anche per questo che, per ovviare a una situazione di evidente difficoltà che seppure oggi la Croce Rossa Italiana del Comitato torinese gestisce nel migliore dei modi possibile, si sta cercando una soluzione alternativa sul territorio cittadino.

Una delle ipotesi, la più accreditata al momento, è quella che l’ex caserma Mardichì di via Bologna, proprio a pochi metri dalla sede del comitato torinese della Croce Rossa possa trasformarsi in un «hub» stabile. Ipotesi che preoccupa una serie di rappresentanti della politica e delle associazioni del territorio che temono una sorta di «ghettizzazione» dei migranti una volta arrivati sul posto. Lo stesso, varrebbe in questo senso, anche per una seconda possibile collocazione, ovvero quella dell’ex poligono militare della Vauda. Troppo distante dai comuni e dai servizi.

Quel che appare certo, per il momento, è che a Settimo non si dovrebbero registrare nuovi arrivi. Una linea che, insieme a quella di Piastra e Ruberto, troverebbe d’accordo anche alcuni esponenti di spicco e di vertice dell’attuale Giunta della Regione Piemonte.

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