San Mauro Torinese

Mimmo e Giovanni, 515 km zaino in spalla per scoprire tutte le bellezze dell’Italia

Vacanze alternative, a piedi da Pescara a Gaeta.

Mimmo e Giovanni, 515 km zaino in spalla per scoprire tutte le bellezze   dell’Italia
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Mimmo e Giovanni, 515 km zaino in spalla per scoprire tutte le bellezze dell’Italia.

Zaino in spalla

515 chilometri e 15mila metri di dislivello positivo in 28 giorni. Questi sono i numeri del viaggio che i sammauresi Giovanni Oteri e Domenico De Summa hanno intrapreso, tra il 30 luglio il 26 agosto scorso, alla scoperta dell’Abruzzo e del Lazio.

Il viaggio

Un «coast su coast» tra Mar Adriatico e Tirreno che li ha portati alla scoperta dei luoghi più affascinanti della nostra penisola ma anche una bella avventura di due amici che da anni condividono la loro passione per la camminata.
«L’anno scorso abbiamo fatto un pezzo della Via del Sale e da quell’esperienza è nata l’idea di fare qualcosa di forte e visto che gli anni passano e la situazione sanitaria era quella che era ci siamo detti, cogliamo la prima finestra utile e partiamo – spiega Oteri –. L’idea era quella di andare da un mare all’altro vedendo il maggior numero di paesi possibili del circuito dei Borghi più belli d’Italia, tra cui Campo Imperatore, luogo dove c’è l’albergo dov’è stato confinato Mussolini. Ma anche di fare del turismo di solidarietà passando ad esempio nelle zone colpite dal terremoto, non per fare i guardoni ma per contribuire, in qualche modo, all’economia turistica locale».
E proprio per non perdersi nulla hanno organizzato tutto nei minimi particolari. «Ogni tappa è stata preparata in anticipo costruendo noi il percorso perché non esisteva già un percorso pre-confezionato Pescara-Gaeta, scegliendo le due città in quanto comode per il treno – spiega –. Pensavamo di cavarcela con circa 400 chilometri ma alla fine ci siamo accorti che ne avremmo dovuti affrontare ben 515 con 15 mila metri di dislivello positivo».
Un percorso che li ha portati a scoprire la bellezza dei piccoli borghi del centro Italia ma anche la grande cordialità degli abitanti. «Quello che è stato bello è stata la scoperta della natura dell’Abruzzo. Abbiamo attraversato il Parco del Gran Sasso, il Parco del Monte del Velino, il Parco dei Monti Simbruini e quello dei Monti Aurunci. Nell’attraversare l’Altopiano del Voltigno abbiamo incontrato una natura quasi incontaminata – racconta con grande emozione De Summa –. C’è una grande differenza tra il visitare i posti in automobile, dove osservi le cose velocemente, e osservarli mentre cammini. All’improvviso ti trovi davanti a degli scenari grandiosi. Alcune volte mi sono anche commosso dalla loro bellezza. Camminando ti accorgi anche come il dialetto locale piano piano si modifica. Intuisci come l’abruzzese inizia a contaminarsi con il laziale e lo stesso, verso Gaeta, si contamini con il campano. Nel nostro viaggio abbiamo incontrato molta gente ospitale e disponibile che ci fermava chiedendoci cosa stessimo facendo. Nei paesini trovavi chi ti offriva dell’acqua o del cibo come quelle volte dove ci hanno offerto del formaggio e dell’anguria».

L'esperienza

Per Giovanni e Domenico è stato il primo percorso impegnativo. «In passato avevamo fatto un pezzo della Via Francigena ma quell’avventura era durata solo pochi giorni. L’anno scorso invece avevamo fatto gli Appennini e la via del Sale partendo da Tortona e arrivando a Recco in Liguria. Ma anche tante piccole gite tra Superga, la val di Susa e la Valle d’Aosta – spiega Oteri –. Per farne oltre 500 come abbiamo fatto noi devi farne almeno 400 negli ultimi 6 mesi. Per fortuna è andato tutto bene senza nessun disguido, compreso il tempo, in quanto durante le ventotto tappe non ha mai piovuto». Una programmazione che non ha lasciato nulla al caso, anche se gli imprevisti possono accadere. «Abbiamo dovuto prenotare mesi prima i posti dove poter dormire, in quanto in alcuni piccoli paesi poteva esserci anche solo una struttura, tra alberghi e bed & breakfast, e non potevamo rischiare. Anche se una volta abbiamo rischiato di dormire all’aria aperta perché il titolare di una struttura molto piccola non trovava la nostra prenotazione – racconta De Summa –. Abbiamo mangiato mediamente bene e in particolare in Abruzzo non si pagava molto. Ad ogni tappa chiedevamo di prepararci dei panini da consumare durante il viaggio».

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