Depuratore: stop alla puzza causata dai fanghi
Per l'impianto di via Po l'azienda ha studiato un progetto da ben 50 milioni di euro
Lo scorso 18 luglio la sala congressi dell’impianto di depurazione Smat di Castiglione Torinese, in accordo con le Amministrazioni comunali di Settimo e Castiglione, ha ospitato una seduta pubblica nella quale i dirigenti della Società Metropolitana Acque Torino hanno presentato i numeri che riassumono i 40 anni di presenza sul territorio dell’impianto di depurazione e del servizio idrico integrato.
Nell'immagine un rendering del nuovo ossidatore termico che verrà realizzato nell'impianto tra Settimo e Castiglione, in via Po.
I 40 anni di presenza e progressi
Ad illustrare il progetto e a rispondere alle domande erano infatti presenti il Presidente SMAT, Paolo Romano, l’Amministratore delegato, Armando Quazzo, il Direttore Generale, Marco Acri ed i Sindaci di Settimo T.se, Elena Piastra e di Castiglione T.se, Loris Lovera.
"Nel corso degli anni - fa sapere Smat in un comunicato - l’impianto, che è più grande d’Italia ed il quinto in Europa è stato oggetto di significativi investimenti finalizzati all’ottimizzazione delle performance depurative ed energetiche: ha consentito la bonifica dell’area, la realizzazione di fonti rinnovabili, la produzione di biometano, oltre al disinquinamento del Fiume Po e della falda idrica".
Il nuovo progetto: un ossidatore termico
Ma non finisce qui: "Nei prossimi anni vedrà un’ulteriore evoluzione: la realizzazione dell’ossidatore termico che consentirà di non movimentare più i fanghi prodotti riducendo l’impatto ambientale causato dal loro trasporto, permetterà l’abbattimento delle emissioni odorigene, evitandone lo stoccaggio nelle aree scoperte del piazzale, e la valorizzazione energetica dei fanghi attraverso il recupero di energia elettrica e termica, che saranno destinate ad alimentare il complesso industriale e riscaldare le palazzine uffici" hanno anticipato i vertici Smat.
Il nuovo progetto non prevede consumo di suolo, né planimetrico né volumetrico, poiché l’ampliamento sorgerà in luogo dell’edifico che attualmente ospita la fase, ormai superata, della filtropressatura e neppure consumo idrico, poiché il nuovo impianto sarà alimentato solo con acqua di riuso.
La realizzazione dell’ossidatore termico di trattenere i fanghi all’interno del complesso industriale riducendo da 100.000 a 1.200 le tonnellate annue di fanghi da smaltire.
Fra gli obiettivi del nuovo impianto anche il recupero del fosforo, sotto forma di struvite, un fertilizzante composto da fosforo, magnesio e azoto.
Mentre, in merito all’eventualità di trattare sostanze diverse dai fanghi, come ad esempio rifiuti urbani o fanghi industriali, il presidente ha assicurato la precisa volontà di SMAT di limitare tassativamente l’utilizzo dell’ossidatore al trattamento dei soli fanghi prodotti dall’impianto stesso.
Il report di Legambiente
All'incontro era presente anche una rappresentanza del Circolo di Legambiente che ha poi stilato un'approfondita relazione dell'incontro.
"Il presidente Romano - scrivono dall'associazione - ha descritto le tappe fondamentali di crescita dell’impianto. Dal 1984 anno di inaugurazione, fa sapere la società, si sono succeduti numerosi interventi ed investimenti nell’intento, da un lato, di aumentare le potenzialità che nel 2001 viene raddoppiata, e dall’altro di migliorarne il rendimento in termini di efficienza nella rimozione delle sostanze inquinanti implementando nuove sezioni di trattamento ( 1997 fitrazione finale, 2005 impianto di denitrificazione, 2018 deammonificazione).
"Altre risorse - prosegue il report di Legambiente - sono state impiegate per il recupero energetico (2011 impianto fotovoltaico da circa 1,2 Mwatt) e per riciclare alcuni prodotti derivati dalla depurazione (2001 acquedotto riuso industriale, un impianto che permette di riutillizzare l’acqua depurata per usi industriali), (2007 lavaggio sabbie , vengono con questa sezione di trattamento recuperati dall’acqua trattata, circa 3.000.000 Kg/anno di sabbia che viene riutilizzata per sottofondi stradali e interro di tubazioni) nel prossimo futuro è allo studio il riutilizzo della struvite, sottoprodotto della depurazione che contiene importanti quantitativi di fosforo, materia prima in rapido esaurimento".
L'impianto: un fiume di acque depurate restituite al Po
"Pare utile ricordare, in modo molto semplice, la funzione di questo impianto. Attraverso una rete di 10.250 Km di collettori le acque reflue di Torino e di numerosi comuni limitrofi, vengono convogliate nell’impianto e dopo una serie di trattamenti, vengono rilasciate, depurate, in Po. Si tratta di un vero e proprio fiume, 25.000.000 litri/h di acqua depurata che viene restituita al fiume e che, sino ai primi anni 80 veniva sversata tal quale, come fogna, nel Po e nei suoi affluenti. Si tratta indubbiamente di un grande alleato per difendere ciò che resta del nostro ambiente, e la risposta tecnologica al nostro tentativo di distruggere la natura".
"Certo, non inquinare sarebbe più saggio e meno costoso che disinquinare, ma questa è un’altra storia" chiosano i volontari.