Fine vita, la sindaca di Settimo si schiera al fianco di Cappato
"Si tratta di una fondamentale battaglia per la dignità"
"Per chiedere alla Regione Piemonte di aggiornare la legge regionale sul fine vita occorre raggiungere 8000 firme". È questo l’appello di cui si fa portavoce la sindaca di Settimo Torinese Elena Piastra che ricorda come a Settimo sia possibile firmare in Comune e presso i servizi demografici (Piazza Alpini), oltre che chiedendo direttamente a chi può autenticare le firme (ad esempio la consigliera Angela Schifino).
Al fianco di Cappato
Venerdì 10 marzo è partita la raccolta firme la proposta di legge popolare regionale #LiberiSubito con l'obiettivo di regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria. E proprio nella giornata di venerdì 10 la città ha ospitato l’attivista Marco Cappato in occasione dell’evento sul tema del fine vita “Disegni e parole per essere liberi”.
Oggi, domenica 12, la sindaca di Settimo Elena Piastra è tornata sull'argomento attraverso la sua pagina social per prendere una posizione netta e chiara a favore della proposta di legge, proprio come ha fatto nelle scorse ore anche l'ex sindaca di Torino e parlamentare Chiara Appendino.
La riflessione
"Chi decide sul nostro corpo? - esordisce il sindaco di Settimo - Se ci si trova in condizioni di sofferenza fisica o psicologica insopportabili, chi decide se si ha diritto a ottenere l’aiuto medico necessario alla morte volontaria? Ha diritto di deciderlo chi è prigioniero di quella sofferenza o lo Stato, condannando la persona a rimanere in quella condizione?”.
“Quella per il fine vita - prosegue la sindaca - è una battaglia per la dignità e per la libertà della persona, di ogni persona, di ognuno di noi. È una battaglia per aggiornare una legge scritta nel 1930, quando nessuna macchina avrebbe potuto permettere di rimanere in vita forzatamente”.
E ancora: “Una legge sul fine vita è una legge sull’autodeterminazione del nostro corpo, una richiesta di libertà della persona rispetto al tentativo di imposizione da parte dello Stato. Ed è una battaglia che si riflette anche in molte altre lotte per la libertà e l’autodeterminazione: quella per la Legge 194 e sul corpo delle donne, innanzitutto. Io penso che di fronte a questa lotta per una legge di civiltà sulla morte volontaria sia fondamentale esserci, schierarsi, attivarsi per cambiare le cose. E che non ci si possa voltare dall’altra parte, pensando che non sia un tema che ci tocca. Ognuno spera di non aver bisogno di questa legge, come è giusto che sia; ma questo non ne giustifica l’assenza a tutela di chi invece potrebbe averne bisogno, come è altrettanto giusto che sia”.
”Non si può obbligare qualcuno a vivere contro la sua volontà di farlo - conclude Piastra - E dobbiamo lottare anche per sostenere con profondo rispetto chi sta facendo questa battaglia sulla propria carne viva, accettando di diventare caso pubblico e sofferenza pubblica per aiutare tutti a fare un grande passo di civiltà e di democrazia”.