Il caso

Nuovo raid a colpi di vernice: "Ridatemi mio figlio, non mi arrendo finché ho vita"

Imbrattato nuovamente l'ingresso della sede dei servizi socio assistenziali dell'Unione Net, in via Roma

Nuovo raid a colpi di vernice: "Ridatemi mio figlio, non mi arrendo finché ho vita"
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"Dovete ridarmi mio figlio: questa mamma non si ferma, lo cercherà finché non muore". Non si arrende la mamma settimese che da anni porta avanti la sua battaglia per riportare a casa il figlio, preso da tempo in carico dai servizi sociali e ospite di una struttura per minori.

Nuovo raid a colpi di vernice

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Una protesta che nelle ultime settimane si è fatta più eclatante attraverso l'uso di abbondante vernice rossa. Oggi, martedì 2 aprile 2024, la donna è tornata a colpire l'ingresso della sede dei servizi socio assistenziali dell'Unione Net, in via Roma 3 a Settimo Torinese, già bersaglio di un "raid" lo scorso giovedì 29 febbraio 2024.

Qualche giorno dopo era stata la volta dell'ingresso del municipio.

Medesimo il "copione", sempre ripreso tramite diretta sui social: la donna si avvicina all'edificio prescelto, riversa abbondante vernice rossa sulla porta, sui muri e nell'area antistante (xtavolta, munita di bomboletta spray ha anche impresso una lunga scritta di denuncia sulla strada) e poi, munita di microfono inizia il suo accorato sfogo.

Rivendica il diritto di vedere il figlio e incolpa la giustizia e le istituzioni: "I criminali, i tossicodipendenti possono vedere i loro figlio, e io no. Dovete ridarmi mio figlio!".

Come già nei due casi precedenti sul posto sono arrivati i carabinieri della tenenza di Settimo che, dopo una lunga fase interlocutoria di dialogo e mediazione, hanno convinto la donna a seguirli in caserma. "Vado a fare un'istanza per essere ascoltata da un Pm con dei testimoni e integrando tutte le mie denunce" ha detto la donna rivolta alla telecamera prima di allontanarsi.

Una situazione delicata

La donna dal 2020 è al centro di una delicata vicenda che riguarda lei e il figlio minorenne.

Dopo il primo episodio dello scorso febbraio il Comune aveva fatto sapere che l'imbrattamento della sede dei servizi sociali era "l'ultimo atto di una vicenda delicata che coinvolge soggetti fragili, fra cui un minorenne".

"I servizi non possono divulgare informazioni per tutelare i diritti delle persone coinvolte, ma la vicenda da tempo è stata attenzionata in sede giudiziaria, con due pronunciamenti nell'interesse del minore" riportava una nota del Comune.

Ad oggi ci sono state infatti due sentenze – la prima del Tribunale dei Minori del Piemonte e della Valle d'Aosta e la seconda della Corte d'Appello - che hanno dichiarato lo stato di adottabilità del minore e il suo momentaneo inserimento in una comunità terapeutica.

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