Registrare o no i figli delle coppie omogenitoriali? Anche la sindaca di Settimo si schiera
"Il punto centrale non è come un bambino è stato concepito, ma la tutela dei suoi diritti"
Da giorni prosegue il dibattito sui diritti dei figli delle coppie omogenitoriali. Una situazione che sta offrendo una serie di spunti di riflessione e che, di fatto, ha aperto un vero e proprio «fronte»: quello di alcuni sindaci italiani dichiaratamente contrari alle indicazioni che arrivano dal Governo centrale. Si parla di «disobbedienza» civile di alcuni primi cittadini che si dichiarano pronti a proseguire nella registrazione di questi bambini.
Piastra: "Al primo posto i diritti dei bambini"
Su questa linea si schierano il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e quello di Milano Beppe Sala in primis. Stessa linea adottata pubblicamente già nelle scorse settimane anche dalla sindaca di San Mauro Torinese Giulia Guazzora. E non è l'unica in zona. Come racconta il settimanale La Nuova Periferia di Settimo, dello stesso avviso è anche la sindaca di Settimo, Elena Piastra che non ci pensa due volte a confermare la propria idea sulla questione.
"Io ho sempre trascritto i figli delle coppie omogenitoriali e, naturalmente, il nome del secondo genitore. Per quanto mi riguarda non credo sia questione di essere “ribelli”, come si sente dire in questi ultimi giorni anche da fonti autorevoli come quella del Ministro Roccella. Ma un sindaco non può non partire dal presupposto che ci si trovi di fronte all’esistenza di un bambino che, in quanto tale, è del tutto meritevole di diritti, esattamente come tutti i cittadini".
"E’ quello che deve fare un sindaco - sottolinea Piastra - tutelare le condizioni di un individuo e impegnarsi affinché gli siano garantiti tutti i diritti previsti dalla Costituzione, esattamente come si fa per tutti gli altri individui che si trovino in una condizione di fragilità".
Una riflessione che si fonda sulla garanzia dei diritti costituzionalmente previsti: come quello alla salute, per esempio. "Rispetto a quel bambino che sia figlio di due genitori dello stesso sesso non si può prescindere il suo diritto di avere due genitori. Secondo il mio punto di vista non si parte da come quel bambino sia stato concepito, ma da quella vita che ci troviamo davanti e che deve essere tutelata e garantita, soprattutto in termini di diritti, esattamente come le altre".
"Non si può impedire ai sindaci di riconoscere una vita esistente"
Però, sul caso, nelle scorse settimane è stata emanata una circolare del Ministero dell’Interno che cerca di fare chiarezza e di dare delle indicazioni precise ai primi cittadini di tutta Italia. "La circolare del Viminale - sottolinea Piastra - non credo che possa essere vincolante in questo senso. Hanno fatto bene Sala e Lo Russo, così come i colleghi sindaci delle grandi città, a porre l’accento su un’altra questione, ovvero sulla necessità immediata di una legiferazione in questo senso da parte del Parlamento. Non si può impedire ai sindaci di riconoscere una vita esistente, a prescindere da come sia stato concepito un bambino. Non è questo il punto sul quale discutere in questo momento, il punto è diverso: una vita esistente è meritevole di diritti o no? Ebbene, io sono fermamente convinta di sì, quei diritti di una vita hanno priorità rispetto a tutto".
"Stiamo affrontando un dibattito meramente politico su un numero limitato di casi - sottolinea Piastra -. Dovrebbero essere circa 200 casi all’anno in tutta Italia, ne stiamo facendo una ragione diversa da quanto in realtà non sia. Sembra che siamo di fronte a chissà quale trasformazione culturale, ma non ritengo sia così, stiamo veramente parlando soltanto di diritti di vite esistenti e di tutela dell’essere umano".
Quindi la strada scelta dalla sindaca di Settimo sembra essere chiara, quella di continuare a registrare eventuali casi di figli di coppie omogenitoriali. "Senza alcun dubbio", conferma. "Credo che sia inconcepibile per un sindaco - spiega - non riconoscere che ci si trovi di fronte a una bambina o a un bambino che, di fatto, esiste e che merita di avere dei diritti al pari degli altri. Abbiamo il dovere di tutelare le vite che abbiamo davanti. Non sono stati i bambini a scegliere come nascere, né dove nascere, in Italia o in Ungheria. Trovo, in questo senso, che sia abbastanza imbarazzante sotto il profilo dei diritti renderci conto che in Italia raggiungiamo lo stesso livello dell’Ungheria, e non mi sorprende che dall’Europa siano arrivati richiami e commenti in tal direzione".
Continuerò a registrarli e me ne assumo la responsabilità
"Continuerò a registrare i figli delle coppie omogenitoriali così come ho sempre fatto - ribadisce la prima cittadina della Città della Torre -. Con l’attenzione di redigere personalmente gli atti di trascrizione che vengono trasmessi alla Prefettura di Torino e per conoscenza al Tribunale, mi assumo la responsabilità della strada che ho deciso di intraprendere e di perseguire ancora oggi".
"Non ha senso parlare di ribellione"
Ma Piastra, incentrando il suo discorso sui diritti, respinge la definizione di "sindaco ribelle": "Non ha senso parlare di ribellione - puntualizza - qui si tratta soltanto di far valere i diritti di una vita che noi sindaci di troviamo di fronte e che non possiamo non riconoscere come destinataria di diritti, al pari di tante altre situazioni che ci troviamo ad affrontare ogni giorno".
La riunione dei sindaci a Torino
Il 12 maggio prossimo, inoltre, è prevista una grande riunione di sindaci italiani proprio a Torino per fare il punto su questo argomento. "Cercherò di partecipare e di farlo insieme ai rappresentanti dell’Amministrazione settimese - spiega Piastra -. I sindaci delle grandi città fanno bene a mobilitarsi, sono quelli che hanno il potere di sollecitare il Parlamento a legiferare su questa materia. Ci troviamo di fronte a un vero e proprio vuoto normativo e qualunque “buco”, in questo senso, si traduce con una minore tutela nei confronti dei cittadini che vedono diminuire i propri diritti. Trovo che sia oltremodo ingiusto tutto questo, ed è per questo che si dovrebbe rimediare a livello nazionale il prima possibile. Il Parlamento avrebbe dovuto farlo già da tempo e invece ci troviamo ancora in alto mare, tutto questo non è assolutamente normale ed è arrivato il momento di intervenire".