L'avventura

"Vi racconto la mia Dakar"

L'esperienza vissuta dal castiglionese Giuseppe Simonato

"Vi racconto la mia Dakar"
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"Vi racconto la mia Dakar"

Dakar

Un’altra impresa affascinante da raccontare. Un’altra Dakar portata a termine per il castiglionese Giuseppe Simonato, vero e proprio veterano di questa gara. Ha fatto parte del team tutto italiano Desert Endurance Motorsport, che ha portato a gareggiare sul deserto arabo 2 Panda Campagnola 4x4, u n mezzo Iveco 80 ed un mezzo Iveco Anw, comunemente conosciuto come Musone.

L'edizione 2023

La Dakar di quest’anno ha preso il via da Yanbu, lo scorso 31 dicembre, per concludersi domenica 15 gennaio a Damman. Complessivamente più di seimila chilometri, tutti da vivere giorno dopo giorno, tra difficoltà, tante, gioie e condivisioni.
«L’obiettivo del nostro team - racconta Simonato - era prima di tutto quello di riuscire a portare al traguardo tutti i nostri mezzi, siamo davvero molto soddisfatti di avercela fatta. Un è stato semplice, soprattutto per le due Panda, che hanno avuto bisogno di assistenza, ma l’attenzione è stata massima, da questo punto di vista. La Dakar è una gara che ha sempre un grande fascino, proprio per le difficoltà che ti pone davanti. Quest’anno, poi, abbiamo dovuto fare i conti con il metro, caratterizzato da temperature molto basse, e con il maltempo e giornate di pioggia molto dure».
Aggiunge ancora Simonato: «E’ una gara che ti mette alla prova da tutti i punti di vista: fisico e mentale prima di tutto. Ci vuole un grandissimo allenamento in particolare per il collo e per la schiena, che durante tutto il giorno sono molto sollecitati da continui scuotimenti. In media ogni giorno stavo sul camion a guidare circa 10 ore. Non ho considerato fin da subito la classifica finale, soprattutto perché durante questa edizione della Dakar una ventina di volte con il mio “Musone” siamo stati impegnati a recuperare vetture che si erano insabbiate o che stavano in difficoltà. Di notte si dorme poco, in media cinque ore, ma bisogna considerare che a fine tappa, quando si raggiunge il bivacco, sia mangia qualcosina di caldo che è messo a disposizione dall’organizzazione, e poi ci si concentra sulle necessità dei mezzi in vista della tappa del giorno dopo, quando la sveglia suona intorno alle 5 e la partenza avviene verso le 6. Nelle precedenti edizioni della Dakar tornavo a casa con uno o due chili persi. Quest’anno è stata un’esperienza più estenuante, certamente anche a causa delle condizioni atmosferiche dure. Al rientro i chili persi sono stati addirittura 4. Pesavo 88 ora sono 84».

Prossime avventure

Il ritorno in Italia, è stato praticamente immediato per Simonato ed il team che con lui ha partecipato alla gara. «E come tutte le volte che finisce un’esperienza come questa, quando si torna a casa, subito si è presi da un pochino di malinconia. Poi la testa va già verso la prossima avventura, i prossimi obiettivi, la prossima Dakar. Già, perché quella del 2024 sembra essere ancora molto distante, ma in realtà non lo è affatto, anche perché sono molte le cose da fare e sistemare. Nel 2023 avremo intanto altre gare di preparazione, sempre con il Musone, che ci consentiranno di fare le opportune valutazioni in vista dell’avventura datata 2024». Giuseppe Simonato vanta una grandissima esperienza in avventure come la Dakar, ma anche in viaggi ricchi di enorme fascino. Per ben 15 anni, infatti, è stato parte integrante della comitiva che ha caratterizzato Overland (che continua avere in ogni occasione grande seguito in tv) in giro per il mondo. In particolare nel periodo compreso tra il 1995 ed il 2010, da cui poi è nato anche il libro dal titolo l’Africa dal mio camion. «Quandosi portano a termine gare come la Dakar, che sono oltre delle competizioni, delle vere e proprie esperienze di vita, la soddisfazione è enorme, ma accade sempre che la testa sia subito concentrata sulle prossime avventure».
Dunque, appuntamento al 2024.

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