Calcio Eccellenza

Mister Parisi: «Sì, vogliamo arrivare in Serie D»

Alla vigilia della ripresa dei campionati il tecnico della squadra settimese indica la via...

Mister Parisi: «Sì, vogliamo arrivare in Serie D»
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Mister Parisi: «Sì, vogliamo arrivare in Serie D». L'allenatore della Pro Eureka alla vigilia del girone di ritorno del campionato di Eccellenza, indica la strada.

Mister Parisi: «Sì, vogliamo arrivare in Serie D»

Intervista di Maurizio Vermiglio

Mister Parisi, al netto della sconfitta contro la corazzata Biellese e il successo di domenica contro il Briga con cui chiudete il 2024, è il Natale che ti aspettavi di trascorrere quando hai iniziato a settembre il campionato? O hai qualche rimpianto?

«No, nessun rimpianto e non ce ne devono essere, perché se hai fatto le cose sempre al 100%, allora vuol dire che hai dato sempre il massimo. E fino ad oggi il bilancio è positivo perché grazie al successo col Briga, chiudiamo il girone di andata a quota 29 il che non può che essere un ottimo risultato, ovvero, in linea con quanto ci siamo poi prefissati io in comunione con il direttore sportivo e il presidente. Soddisfatti per la posizione che occupiamo (al 2° posto, ndr)»

Soddisfatti per la posizione in classifica partendo dal presupposto che siete una squadra giovane e, in quanto tale, qualche dazio da pagare è inevitabile; impossibile evitare gli errori di gioventù…

«Sì, siamo una squadra veramente e volutamente giovane per costruire nel giro, di un paio di anni, quel gruppo per provare a fare quel salto di qualità di categoria che tanto vuole il presidente; e i dazi bisogna pagarli per la nostra giovane carta d’identità. E se ripenso alla partita con la Biellese abbiamo pagato dazio alla nostra giovane età: siamo partiti male, contratti ma sotto di due goal ci siamo poi sbloccati e abbiamo riacciuffato il risultato. Potevamo tenere il 2-2 e non rischiare più nulla... ma poco importa, va bene così.

A quasi metà stagione, il campo ha messo in mostra i valori del girone, la Pro Eureka dove può arrivare? Ti aspetti da parte della società qualcosa alla riapertura della sessione invernale del mercato?

«Dove possiamo arrivare siamo noi, inteso come gruppo squadra, che dobbiamo deciderlo e avere un obiettivo comune. E quell’obiettivo è sicuramente arrivare nelle prime quattro o cinque posizioni. E’ la “mission” che ci siamo prefissati con la società all’inizio dell’anno; poi tutto quello che viene di buono lo prendiamo. Il campionato lo valuti nel lungo periodo. Ora c’è la sosta invernale durante la quale bisogna lavorare bene e partire forte già alla prima di ritorno. Per cercare di farci trovare pronti, nell’eventualità che altri sbaglino come abbiamo fatto fino ad due domeniche fa. Ma in una struttura come questa, l’Eccellenza sta stretta: il presidente (Marco Pollastrini, ndr) è una persona ambiziosa, il direttore (Vincenzo Gaudio Pucci, ndr) è un addetto ai lavori molto preparato e abbiamo costruito uno staff di alto livello sia dentro il campo che fuori dal campo, dove in tutti c’è un’idea comune: e questo mi piace sottolinearlo perché abbiamo creato veramente qualcosa di importante che merita un risultato altrettanto importante».

Della tua esperienza da calciatore, cosa hai mutuato, portato nel tuo bagaglio personale di allenatore? Quale caratteristica ancora oggi hai rispetto a quando scendevi in campo con la maglia numero 10?

«Ai ragazzi dico sempre, pensando alla mia esperienza da calciatore, che il lavorare fa la differenza. Oltre alle qualità, che servono ovviamente, è la voglia di sudare e mettersi in discussione, di voler migliorare sempre, a far sì che uno possa fare o meno il salto di qualità e diventare realmente un giocatore vincente. Altrimenti, se non hai voglia di fare un passo in più, resti un buon giocatore, ma non diventi un vincente, come magari lo sono stati quelli della mia generazione che di campionati ne abbiamo vinti e conquistato promozioni».

Degli allenatori che nell’arco della tua carriera tra Eccellenza, Serie D e C hai incontrato, da chi hai “rubato” qualcosa e lo hai fatto tuo?

«Nell’arco della mia carriera ne ho incontrati tanti e ho rubato qualcosa un po’ a tutti. Ad esempio a livello tecnico ho appreso molto da Marco Sesia in Serie C; se penso, invece, alla gestione dello spogliatoio cito sicuramente Licio Russo (attuale selezionatore della rappresentativa reregionale Under 19, ndr) col quale sono stato tanti anni, così come ho appreso molto anche Salvatore Iacolino o da Massimo Storgato. Ma ripeto, sono tanti gli allenatori da cui ho cercato di attingere delle qualità per poi, però, mettere insieme e farle diventare un unicum proprio, che fa parte del mio modo di intendere il calcio, di giocare e interpretare il ruolo di allenatore “dentro il campo”».

Citazione storica: “Fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani” (Massimo d’Azeglio); venendo a noi: fatto un impianto sportivo di questa caratura la squadra (il Club) è pronta per il salto nel calcio nazionale, la Serie D?

«Cercheremo di farlo nel più breve tempo possibile. Abbiamo già gettato le basi quest’anno e se non ci riusciremo in questa stagione sarà la prossima. Con il direttore stiamo già lavorando tantissimo per questo obiettivo, senza mai accontentarsi: se siamo terzi, puntiamo al secondo posto; se siamo secondi, miriamo al primo. Mai accontentarsi». La strada per la Serie D è tracciata.

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