Il caso

Caso Salis e occupazioni abusive: la Lega di Settimo chiede a Piastra azioni concrete

Presentato un ordine del giorno in vista del consiglio comunale del 25 luglio: "L'amministrazione prenda posizione contro queste follie"

Caso Salis e occupazioni abusive: la Lega di Settimo chiede a Piastra azioni concrete
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"Settimo condanni le occupazioni abusive e metta in azione delle politiche di tutela della proprietà privata". Questa in sintesi la richiesta avanzata dal gruppo della Lega di Settimo Torinese.

Caso Salis e occupazioni abusive: la Lega di Settimo non ci sta

La Lega di Settimo Torinese, guidata dal consigliere di opposizione Manolo Maugeri, fa sapere: "A seguito delle dichiarazioni dell’onorevole Ilaria Salis, sulla legittimità ad occupare proprietà private altrui, riteniamo doveroso che l’amministrazione comunale prenda posizione contro queste follie, attuando delle politiche di tutela nei confronti delle proprietà private dei cittadini, tutelandoli così dalle dichiarazioni folli della neo eurodeputata".

"Condanniamo fermamente - prosegue il comunicato -  chiunque occupi la proprietà privata altrui. La casa è un bene sacro, oltre che a un diritto fondamentale di tutti i liberi cittadini. L’amministrazione prenda posizione".

Per questo la Lega settimese fa sapere di aver presentato un ordine del giorno riguardo questa tematica per il prossimo consiglio comunale, in programma per la serata di giovedì 25 luglio alle 17.

La posizione di Ilaria Salis

Questo uno stralcio della lunga riflessione affidata dall'europarlamentare Ilaria Salis ai social qualche settimana fa: "A Milano le case popolari sfitte sono più di 12mila, di cui oltre 5mila appartengono a ERP (gestite da MM) e più di 7mila ad ALER - in tutta la Città Metropolitana arrivano a quota 15mila. Gli alloggi non allocati di ERP rappresentano il 19,5% delle circa 27mila case popolari gestite dall’ente comunale, mentre quelli di ALER il 21,7% delle 32.022 in capo all’ente regionale (dati Confedilizia, sett. 2023). Dunque, un quinto (!) delle case popolari non è assegnato. Eppure non sono affatto poche le persone che hanno bisogno di una casa popolare, in Italia ci sono quasi un milione di persone che non riescono a pagare l'affitto. Per quanto riguarda Milano, dalla somma delle graduatorie di ALER e ERP risulta che a fine 2023 erano in lista d’attesa oltre 10mila famiglie (Sole 24 ore, giugno 2024). Di queste, sono in tante ad attendere a lungo – spesso invano – l’assegnazione, che potrebbe non arrivare mai pur soddisfacendo tutti i requisiti. Nell'ultimo triennio, di fronte a 5.894 assegnazioni di alloggi permanenti previste dalle due aziende, le abitazioni effettivamente assegnate sono state meno della metà, ovvero 2.818. (dati SICET, aprile 2024)

"Davvero è tutta colpa degli occupanti? - si chiede Salis - Innanzitutto, si sappia che le case occupate – circa tremila (dati Confedilizia, sett. 2023)​​​​​​​ – rappresentano solo una piccola parte delle case sfitte, un numero di gran lunga inferiore a quello di abitazioni lasciate vuote. L'abbandono è letteralmente ovunque. Quando viene occupata una casa non assegnata, che generalmente si trova in condizioni fatiscenti ed è abbandonata da anni, l’accusa di sottrarre il posto ad una persona in lista d’attesa semplicemente non regge. Chi entra in una casa disabitata prende senza togliere a nessuno, se non al degrado, al racket o ai palazzinari. Affermare il contrario, è bassa retorica politica volta a mettere gli uni contro gli altri, affinché nulla cambi. Qualsiasi abitante di un quartiere popolare di Milano sa benissimo che a seguito di uno sgombero non avviene mai una riassegnazione. Le case vengono chiuse, murate e lamierate, alle volte sono anche distrutte dagli addetti agli sgomberi. Di regola, fanno il deserto e lo chiamano legalità. Dunque, incolpare gli occupanti per il dissesto dell'edilizia popolare pubblica sottolinea o la malafede di chi ben conosce il vuoto pneumatico delle politiche sull'abitare, l’incompetenza degli enti gestori e la speculazione sul mattone, o l'ignoranza abissale di chi non ha mai messo i piedi fuori dalla circonvallazione. Delle due, francamente non so quale sia peggio. Vivere in una casa occupata non è una svolta, non è qualcosa da "furbetti". E' logorante. Ti fa vivere quotidianamente nella paura che ti vengano a svegliare e ti buttino fuori di casa, o di ritrovare tutte le tue cose sul marciapiede al ritorno dal lavoro, sempre che le ritrovi. Occupare vuol dire entrare in una casa abbandonata, murata, coi sanitari rotti e i buchi nelle pareti, lasciata al degrado anziché essere assegnata. Essere occupante vuol dire abitare questo spazio precario e faticosamente trasformarlo in un luogo che si possa chiamare casa, cercando di sistemarlo coi pochi mezzi a disposizione che si hanno. Essere occupante è uno stigma sociale, vuol dire essere trattati come criminali per aver cercato di vivere in modo dignitoso. Mettetevelo in testa, nessun occupante vuole essere occupante".

"In questo contesto di strutturale emergenza abitativa, i movimenti di lotta per la casa agiscono per aiutare il prossimo, con costanza e dedizione, senza scopo di lucro, perché il valore che li anima e guida è la solidarietà. Aiutano individui e famiglie in stato di forte bisogno e recuperano luoghi abbandonati da anni, ristrutturandoli e rivalorizzandoli. Promuovono la diffusione di una cultura della partecipazione, del rispetto e del mutuo aiuto. Sono in prima linea a scontrarsi con il racket che specula sulla povertà, così come a prendersi le denunce quando si tratta di difendersi dalla violenza degli sgomberi. Non mi stancherò mai di dirlo: tali movimenti rappresentano un baluardo di resistenza contro la barbarie della nostra società, ed è da qui che dobbiamo ripartire".

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