Sulla panchina con il sindaco

Rivalba vuole valorizzare i suoi giovani per inserirli nel mondo del lavoro. VIDEO

A 360 gradi con il primo cittadino Davide Rosso

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Rivalba vuole valorizzare i suoi giovani per inserirli nel mondo del lavoro.

Rivalba

Per il secondo faccia a faccia settimanale della nostra rubrica con i sindaci della collina torinese, siamo giunti a Rivalba. Un piccolo paese di millecento abitanti, dominato dal castello di origine medioevale, oggi casa delle suore dell’istituto delle Figlie di San Giuseppe.  Ad accoglierci il sindaco Davide Rosso.

L'intervista

Dopo vent’anni da primo cittadino, in famiglia la chiamano sindaco oppure Davide
«Mi chiamano Davide come nel resto del paese».
Ma quando un cittadino ha bisogno di parlare con Lei, prende appuntamento in Comune oppure viene a bussare alla sua porta?
«Diciamo che facilmente hanno il mio numero di telefono e mi chiamano. Chi non ha il mio numero prende appuntamento in Comune».
Rivalba è un luogo incantato tra le colline torinesi. Quali progetti ha in mente per valorizzarlo ancora di più?
«I progetti sono tanti ma sono le risorse quelle che bisogna andare a cercare. C’è la volontà di collegare Rivalba ad Alba, per quanto riguarda la fiera del tartufo. Spero di poter coinvolgere tutti quanti i comuni della zona collinare per fare un progetto comune sul territorio. Sarà la scommessa di questo mio mandato».
L’Ufficio Turistico della collina è quindi possibile?
«E’ un sogno. Possiamo rimanere quello che siamo ma se si vuole dare un’impronta turistica al territorio, dobbiamo passare di là».
La fiera del tartufo di quest’anno si farà?
«No, annulleremo l’evento. Non tanto per paura che qualcosa nella fiera non possa andare bene ma per paura delle ripercussioni che potrebbe avere sulla popolazione. La nostra è una popolazione non più giovanissima, l’età media è alta. L’idea di portare migliaia di persone nel mio paese non mi lascia tranquillo».
E come vi state organizzando per questa seconda ondata?
«La Giunta è attenta a monitorare tutti i casi. Al momento siamo in una situazione che è sotto controllo. I casi sono pochi».
Lei prima diceva che nel suo paese ci sono molti anziani e dunque pochi giovani. Quali iniziative vorrete intraprendere per farli restare a Rivalba?
«Già dall’inizio della scorsa amministrazione abbiamo aperto uno sportello giovani con la funzione di creare le condizioni per inserire i giovani nel mondo del lavoro e da sempre abbiamo inserito dei giovani nell’amministrazione comunale. Quello che sta succedendo adesso è che si sta cercando di fare un po’ di rete. E per questo ringrazio l’amministrazione di Settimo che si è data disponibile nell’accogliere i ragazzi di Rivalba e di San Mauro».
Il suo precedente mandato è stato caratterizzato dalla valorizzazione della ripresa di un’opera importante come la chiesetta della Trinità. Cosa rappresenta per Rivalba?
«Una pianta con poche radici ha vita breve. La chiesetta della Trinità sono le radici di questo paese. Insieme al castello sono gli edifici più vecchi. Poter far qualcosa per poterla mettere a posto è stato veramente un’emozione e una soddisfazione».
Che rapporto ha con le suore e con il parroco?
«Se lo chiede a me ottimo con tutti e due. Con le suore abbiamo un rapporto continuo fin dal 2000. Penso che Don Carlo si sia fatto attrarre da Rivalba e io sono convinto, in cuor suo, che si sia innamorato del nostro paese».
Qual è la motivazione che fa sì che tutte le mattine lei si alzi dal letto ed abbia voglia di amministrare un comune di mille e poco più abitanti?
«Amministrare un piccolo comune lo si può fare con due spiriti differenti. Il primo è quello che in qualche modo ti dà una visibilità per essere catapultato in altri ambienti. Se dopo vent’anni sono ancora qui evidentemente quello non era lo spirito iniziale. Il secondo è quello di voler bene al proprio paese ed aver un’idea di come farlo crescere e farlo migliorare».
Il più grande rimpianto?
«Un paio. C’era un progetto nel 2010 per fare una succursale della scuola media di Castiglione e San Raffaele. Eravamo già arrivati con il progetto definitivo, ma è stato bloccato dalla regione per un cavillo di forma inesistente. Avrei dovuto andare più a fondo ma non l’ho fatto. Il secondo, avevamo la possibilità di spostare il municipio in un altro posto ma mancò il coraggio».
Qual è stato, tra tutti i suoi mandati quello più difficile?
«Ricordo due momenti. Uno il 2010 in cui ci fu una sorta di alluvione che a Rivalba provocò molte frane e nel 2014 con quella tromba d’aria che scoperchiò case e buttò giù piante».
E quello più felice?
«I mandati che ricordo con più piacere sono il primo, il primo amore non si scorda mai, e forse l’ultimo, quello che si è concluso adesso nel 2020. Un mandato ricco di iniziative e di opere fatte».
Due parole per descrivere il rapporto con il suo cane?
«Una parola: amore».

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