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Plastico della via Maestra a Venaria: tre anni di lavoro per un autentico gioiello

Lo straordinaria creazione del gruppo 296 Model Venaria è stata presentata sabato 27 maggio

Plastico della via Maestra a Venaria: tre anni di lavoro per un autentico gioiello
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Dopo oltre 350 anni prende vita, in uno straordinario plastico realizzato dall'associazione 296 Model Venaria, il progetto originario della Contrada Maestra così come ideato nel '600 da Amedeo di Castellamonte, primo architetto di corte dei Savoia.

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Hanno partecipato all'inaugurazione, svoltasi sabato 27 maggio presso la Cappella di Sant'Uberto, insieme a tanti turisti e curiosi, il presidente e il progettista dei 296 Model Gennaro Ciotola e Giovanni Reviglio, il direttore del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude Guido Curto, l'assessore all'associazionismo Gianpaolo Cerrini e il sindaco Fabio Giulivi.

L'effetto cannocchiale

"Il preesistente borgo rurale di Altessano Superiore (ora via Mensa) venne riplasmato per creare un effetto cannocchiale verso la Reggia di Venaria, diventando il fulcro dello sviluppo urbanistico della nostra città" spiegano dalla Città di Venaria Reale.

La contrada Maestra

La Contrada Maestra, detta anche Contrada Granda, fu l'elemento urbanistico attorno al quale ruotò, nella seconda metà del Seicento, la riplasmazione del preesistente borgo rurale di Altessano Superiore (poi Venaria Reale). Per circa due secoli costituì il fulcro dello sviluppo edilizio della Venaria Reale, città voluta dal duca di Savoia Carlo Emanuele II quale residenza dinastica "di piacere di caccia". La via fu concepita quale asse stradale cittadino, prospetticamente incentrato sulla coeva Reggia di Diana.

Gli edifici che vi si affacciano erano caratterizzati da un'uniformità estetica sobria e severa, sia nel disegno sia nell'altezza, che si manteneva costante su tutto il percorso, mentre le linee di gronda e quelle marcapiano dei palazzi erano progettate per creare un effetto cannocchiale verso la Reggia.

La Contrada Maestra venne denominata Rue Grande all'inizio dell'Ottocento e dal 1850 via Carlo Alberto. Dal 1943 al 1945 cambiò nome in via Ettore Muti, per poi riprendere dal 1945 al 1947 la denominazione di via Carlo Alberto. Nel 1947 assunse l'attuale nome di via Andrea Mensa.

Tutti i numeri

Il plastico, frutto di tre anni di lavoro e ricerca dell'appassionato gruppo di modellisti, è in scala 1:100 (8 metri di lunghezza per 1,5 di larghezza) ed è stato realizzato attraverso l'uso di tecnologie quali il taglio laser e la stampa 3D, oltre a materiali come legno, resina e carta.

 

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