Riflessione

Festival dell'innovazione e della scienza: "sold out" il 96% degli eventi

Il direttore Dario Netto illustra alcuni numeri importanti di questa edizione e risponde a chi ne critica la componente "pop"

Festival dell'innovazione e della scienza: "sold out" il 96% degli eventi
Pubblicato:
Aggiornato:

Con gli incontri da tutto esaurito che hanno visto protagonisti prima Pif il 13 ottobre e poi il professor Alessandro Barbero martedì 22, si è conclusa in grande stile l'edizione 2024 del Festival dell'innovazione e della scienza di Settimo Torinese.

Festival dell'innovazione e della Scienza: bilancio

Ora che è calato il sipario su questa edizione del festival, la dodicesima, è tempo di bilanci e riflessioni. Come quella, lunga e articolata, che il direttore Dario Netto ha affidato ai social e che qui vi riproponiamo.

"Un'edizione articolata e ricca di spunti - esordisce Netto - che ha fatto registrare una affluenza e una partecipazione davvero straordinarie. E come tutti i progetti che crescono, diventano più grandi, più visibili, più seguiti (anche dai media) hanno i fari puntati addosso e generano ormai ogni anno qualche polemica. A volte sensata, a volte un po' gratuita".

Prima di iniziare a ragionare sulla prossima edizione il direttore dà spazio a qualche riflessione anche numerica su "Frontiere":

"Complessivamente il Festival contando anche gli eventi di tutte le città dell'area metropolitana (10) che partecipano al programma ha visto oltre 200 appuntamenti per un totale di ben più di 300 relatori.  Più nel dettaglio: il programma scuole ha visto la realizzazione di 123 laboratori distribuiti su tre strutture (Archimede, Ecomuseo, Mu-Ch). Sono state 10 le conferenze scientifiche per le scuole superiori. E infine un bellissimo spettacolo teatrale (replicato su più giorni al Garybaldi) dedicato a Margherita Hack. Le scuole partecipanti sono arrivate da diverse città dell'area metropolitana, per un totale complessivo di oltre 5.000 studenti coinvolti.
Sono state 4 le mostre-allestimenti tra Archimede, Torre ed Ecomuseo. Silent Book la bellissima mostra di Carthusia Edizioni nello spazio mostre dell'Ecomuseo rimarrà aperta fino a Natale. Sedici gli eventi ospitati dai Comuni della città metropolitana che arricchiscono la programmazione del Festival".

Per quel che riguarda il "cuore" del Festival e cioè il programma del week end gli incontri, i talk, le conferenze sono stati 44: "Di questi - precisa Netto - il 96% sono andati sold out su eventbrite, un dato che non avevamo mai avuto in precedenza e su cui torneremo".

La scienza resta protagonista

E l'analisi prosegue entrando nel merito delle tematiche sviluppate: "Andando ancora più nel dettaglio e anche un po' per rispondere alla critica del 'eh ma al festival non c'è più la scienza e l'innovazione', di questi 44 eventi 38 erano dritti e specifici su tematiche scientifiche, tecnologiche, accademiche. Se contiamo anche le conferenze di approfondimento scientifico per le scuole superiori (come detto prima una decina) abbiamo il dato che praticamente il 90% delle conferenze era di indirizzo scientifico-tecnologico-accademico".

Perché gli eventi pop?

"Ci sono poi stati 6 eventi più "pop" più legati all'attualità o che rientrano più genericamente nel concetto ampio di innovazione, con ospiti sicuramente molto noti e seguiti che hanno sempre rappresentato proprio la 'cifra' del Festival. Fin dalle prime edizioni questa anima pop è stata l'essenza della rassegna. Basta scorrere i programmi delle edizioni passate".

Netto spiega quindi le ragioni di questa scelta di avere una piccola percentuale di eventi più pop dentro la programmazione del Festival dell'innovazione e della Scienza:

"I motivi sono diversi ma il più importante, quello che è stato chiaro e delineato fin dall'inizio, era che l'obiettivo del Festival fosse quello di allargare il campo. Di coinvolgere e attirare un pubblico ampio e trasversale. Quindi non un festival (solo) accademico e per addetti ai lavori o piccole bolle di appassionati, ma una rassegna divulgativa e coinvolgente. Per fare questo abbiamo deciso alcuni punti che sono poi da sempre le fondamenta del Festival:
- evitare il più possibile le lectio frontali e privilegiare i talk, i dibattiti, i confronti
- limitare il più possibile l'uso di slide, filmati, contributi esterni a meno che non siano fondamentali e necessari ai fini dell'incontro
- costruire un festival che sconfinasse in più direzioni culturali per abbracciare e coinvolgere nella rassegna un pubblico sempre più ampio.
Quindi i pochi (ma "rumorosi" perchè ovviamente coinvolgono ospiti molto famosi) eventi pop contribuiscono in modo straordinario non solo a valorizzare e far conoscere il Festival in giro per l'Italia (basti pensare all'impatto dell'incontro di Pif che ha ottenuto la prima pagina nazionale de La Stampa) ma anche a promuovere tutti gli altri eventi che rappresentano il 90% del programma".

A confermare questo circolo virtuoso sono i report di eventbrite, la piattaforma per la prenotazione dei posti: "Quando migliaia di persone si collegano sul portale per prenotare il biglietto per Pif o per Lundini o come in passato per Saviano o il Trio Medusa nello stesso momento aumentano le prenotazioni anche di tutti gli altri eventi. Perché chi prende un biglietto per Pif scopre altre iniziative e magari prende un biglietto anche per sentire cosa dice Faggin (l'inventore del microprocessore)".

"E qui sta, secondo noi, il successo del Festival - conclude il direttore - Perché non è un grande merito di per sé avere 300 persone che vengono ad ascoltare Pif. Ma è avere il 96% degli eventi sold out anche quando si parla di neuroni immaturi, di gender innovations, di alzheimer, di sport e disabilità, di radiomica, di hamburger vegetali, di coding e programmazione, di geopolitica e intelligenza artificiale. Tutti eventi che fossero realizzati singolarmente, lontano dal Festival, ahimè farebbero una grande fatica a riempire le sale. Quindi se la polemica del 'ma cosa c'entra Pif con il Festival' è il dazio da pagare per portare 120 persone ad ascoltare una conferenza sulla fisica dell'inspiegabile la accettiamo volentieri".

Grande macchina organizzativa

Infine la lunga riflessione termina con i dovuti ringraziamenti: "Se esiste il Festival dell'innovazione è grazie ovviamente a tutti gli sponsor, i partner, i volontari, i civilisti ma anche e soprattutto grazie ad un gruppo di persone che ci lavora con passione e con grande professionalità un anno intero. Perché forse solo chi è dentro la macchina può comprendere in pieno cosa vuol dire arrivare a costruire un programma così articolato, organizzare la logistica di decine e decine di ospiti, incastrare le prenotazioni di centinaia di classi, gestire burocrazia e amministrazione, coordinare materiali di comunicazione e adv, gestire i canali social, montare e smontare gli allestimenti".

"Ogni Festival - conclude Netto - lascia qualcosa a chi partecipa come pubblico e anche a chi lo organizza. Personalmente la mia cartolina di questa edizione resterà l'evento con Germano Lanzoni e Fondazione Carolina, a cui ha partecipato Paolo Picchio, il papà di Carolina. La prima vittima ufficiale del cyberbullismo in Italia. Un evento in cui si è pianto e si è riso, che ha ci ha lasciato sicuramente addosso riflessioni e pensieri che ci porteremo con noi".

Commenti
Lascia il tuo pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Seguici sui nostri canali