L'incontro

Sport ai tempi del Covid, il dialogo con la regione

Nelle prossime ore un confronto tra la Regione Piemonte, l'Amministrazione di Settimo e una rappresentanza delle realtà sportive del territorio.

Sport ai tempi del Covid, il dialogo con la regione
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Sport ai tempi del Covid, il nuovo Dpcm ha stretto ulteriormente le maglie delle attività sul territorio. I diretti interessati protestano.

Sport ai tempi del Covid

Da pochi istanti dopo l'annuncio delle misure del nuovo Dpcm del 24 ottobre il mondo dello sport si è schierato contro le nuove normative. Restrizioni che vengono considerate come una vera e propria "condanna a morte" per numerose realtà del territorio e nazionali.
A maggior ragione se si considera, comune per comune, l'importanza di una serie di società sportive che svolgono anche una importante funzione sociale soprattutto per i più giovani. Ma nel mirino delle limitazioni, purtroppo, ci sono anche le attività imprenditoriali e le società meglio strutturate che vedono in questo nuovo decreto una ulteriore conferma di un periodo di crisi da cui nessuno sa come uscire.

L'intervento dei comuni

Tra i primi a intervenire, dopo la presentazione dell'ultimo Dpcm, c'è stato il Comune di Settimo. Per voce dell'assessore allo sport Daniele Volpatto, nello specifico, si è chiesto un tavolo di confronto con la Regione Piemonte per discutere sul da farsi.

La lettera all'assessore regionale Ricca
Nella lettera che l'Amministrazione comunale ha inviato all'assessore regionale allo sport Fabrizio Ricca non si usano mezzi termini.

"Il nuovo DPCM, emanato a seguito dell’acuirsi della crisi, colpisce duramente i centri fitness, le palestre, le società e le associazioni sportive del nostro territorio. Un settore, quello sportivo, che, oltre garantire il lavoro a moltissime persone, risulta fondamentale per il completamento dell'importantissima funzione formativa portata avanti dalle nostre scuole. Spesso, al pari degli istituti scolastici e dei luoghi di lavoro, palestre, circoli e impianti sportivi risultano essere tra i luoghi più controllati e sicuri per i nostri ragazzi. Inoltre, ridurre questi spazi significa gravare ulteriormente sulle famiglie, le quali si troveranno a dover gestire in misura maggiore lavoro e figli che non troveranno più nello sport un ambiente sicuro dove trascorre serenamente il loro tempo libero.
Chiudere o limitare fortemente senza prevedere un piano serio di aiuti significa condannare un intero settore al fallimento, contribuendo ad un impoverimento collettivo che colpirà sia i nostri ragazzi e ragazze sia le prossime generazioni. Il nostro territorio conta moltissime realtà sportive che in questi mesi hanno dimostrato serietà e rispetto della legge, ottemperando anche con finanziamenti propri ad ogni adeguamento richiesto per far fronte ai protocolli sanitari prescritti allo scopo di contenere il diffondersi del COVID-19.
La nostra Amministrazione, pertanto, al fine di trovare insieme un sistema di tutela serio e condiviso che permetta al movimento sportivo di sopravvivere, accompagnata da una delegazione ristretta di rappresentanti delle associazioni sportive locali, è a richiedere a stretto giro un incontro con Lei ed il suo staff. È necessario costruire dei percorsi di intervento, anche economici, per evitare il collasso di un intero comparto".

L'incontro con la Regione

Un appello al confronto, al dialogo e alla collaborazione, quello lanciato dall'Amministrazione di Settimo, che sembra essere stato recepito dalla Regione Piemonte. Nel corso del pomeriggio di mercoledì 28 ottobre, infatti, dovrebbe svolgersi un confronto tra l'Amministrazione, l'assessorato e alcuni rappresentanti delle realtà sportive settimesi che intendono manifestare tutto il disagio legato a queste ultime restrizioni, a maggior ragione dopo i mesi di inattività legati al lockdown. L'obiettivo che Settimo intende raggiungere è quello di una concertazione, soprattutto nella pianificazione delle erogazione di eventuali contribuiti che possano permettere a numerose e storiche realtà locali di poter proseguire nella loro attività. Senza rischiare di chiudere baracca e burattini dopo anni o, come vale per alcuni casi, decenni di storia.

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