Smontavano auto rubate per rivenderne i pezzi: fratelli carrozzieri nei guai
Le troppe irregolarità rilevate avevano insospettito gli investigatori
L'accusa è di riciclaggio, ricettazione e furto di auto. Cinque in tutto gli indagati: due carrozzieri di Alpignano e altre tre persone.
I controlli e la scoperta
Come raccontano i colleghi di Primatorino.it, nei mesi scorsi, nell’ambito dei controlli di natura amministrativa pianificati dalla Polizia di Stato per la verifica della attività commerciali del settore automobilistico è stata individuata ad Alpignano una carrozzeria, gestita da due fratelli, la cui conduzione aveva destato sospetti negli investigatori per le troppe irregolarità rilevate.
Gli approfondimenti investigativi predisposti, a cura dalla Polizia Stradale, hanno portato ad una complessa attività di indagine che ha consentito di ipotizzare in capo ai gestori dell’attività gravi indizi sull’utilizzo della carrozzeria come centro di smontaggio di veicoli provento di furto per tutta la provincia torinese.
Cinque misure cautelari
A conferma della bontà della ricostruzione investigativa al termine delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari di Torino, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica che aveva coordinato le indagini, ritenendo sussistere il presupposto dei gravi inizi di colpevolezza, ha emesso un’ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti di 5 persone (tre uomini e due donne): tre di natura restrittiva in carcere, una agli arresti domiciliari e una di sottoposizione all’obbligo di presentazione quotidiano alla Polizia Giudiziaria.
Le misure cautelari sono state eseguite dagli uomini della Polizia Stradale tra le provincie di Torino e Cuneo e gli arrestati sono stati condotti nei relativi istituti di custodia.
Anche le perquisizioni eseguite hanno permesso di reperire materiale che potrebbe fornire numerosi riscontri all’ipotesi accusatoria delineata dagli investigatori.
Il procedimento penale si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari. Pertanto, vige la presunzione di non colpevolezza degli indagati, sino alla sentenza definitiva.