Dalla collina

Ragazzino cade dalla bici a causa dei cinghiali e finisce in ospedale, un'altra tragedia sfiorata

Un problema da sempre al centro dell'attenzione, visti i danni provocati da questi animali

Ragazzino cade dalla bici a causa dei cinghiali e finisce in ospedale, un'altra tragedia sfiorata
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Ragazzino cade dalla bici a causa dei cinghiali e finisce in ospedale, un'altra tragedia sfiorata

Tragedia sfiorata

Un'altra tragedia sfiorata a causa dei cinghiali. E' successo lo scorso venerdì, quando un ragazzino, mentre si stava recando a scuola in bicicletta lungo la provinciale 98, a Marentino, strada che conosce davvero bene e che percorre da almeno 3 anni, si è visto tagliare la strada da due animali, spuntati all'improvviso dall'erba.

Il primo è riuscito ad evitarlo. L'impatto con il secondo invece è stato inevitabile.

I soccorsi

Per fortuna il giovane aveva il casco, anche perché a causa dell'impatto con il cinghiale  ha fatto un volo di 4 metri procurandosi molteplici escoriazioni.

Fortunatamente poco dopo passa un agricoltore, che chiama l’ambulanza e riescono a contattare la famiglia.

Grande preoccupazione

«Ci siamo spaventati tantissimo  - è il commento del papà -. È stato in ospedale per oltre 6 ore, gli hanno dato 10 punti di sutura e una prognosi di 15 giorni. Ora siamo davvero stufi e la cosa non deve finire qua. Non è possibile che la Regione o la Provincia non possano intervenire. Poteva davvero scapparci la tragedia».

Ferma la presa di posizione anche di Coldiretti. SpiegaFabrizio Galliati, presidente di Coldiretti Torino:

"Questa vicenda è emblematica del livello di pericolo rappresentato da questi animali. Non solo più incidenti stradali e danni ai campi agricoli, qui diventa rischioso persiano andare a scuola in bicicletta! Il problema è ormai trito e ritrito e la situazione ben chiara alle autorità, non fosse che sono anni che ogni settimana ci occupiamo del problema, segnalando alle autorità competenti soluzioni e situazioni critiche, passando da riunioni a comunicati e andando da fasi fiduciose alternate ad altre, di pieno sconforto. Questa vicenda porta alla luce un ennesimo tassello del complesso puzzle della problematica cinghiali perché nell'area in ci si è svolta la vicenda insiste una Zrc, cioè Zone di ripopolamento e cattura, aree precluse alla caccia che hanno lo scopo di favorire la produzione di fauna selvatica stanziale, favorire la sosta e la riproduzione dei migratori. Queste aree, previste per legge hanno a oggi perso totalmente il senso per cui sono state ideate. Pensate che nel documento che ha istituito quella in oggetto lo scopo era quello di favorire la riaffermazione della lepre e della starna, mentre oggi sono diventate aree sicure per la proliferazione del cinghiale che ha occupato e devastato tutto. Da tempo chiediamo alla Regione Piemonte di verificare quali di queste aree abbiano ancora senso di esistere e comunque di realizzare un meccanismo di turnover. In questi anni le aziende agricole si sono fatte carico di un fardello che non meritano, credo siano sufficienti siccità, tempeste e venti oltre alle speculazioni di mercato per mettere a rischio l'impresa agricola e la famiglia che la conduce, mentre i ridicoli risarcimenti tardivi che vengono riconosciuti a fronte dei danni reali non fanno parte del patto tra agricoltore e natura. Se però, come è successo in questo caso, si comincia anche a mettere a repentaglio la possibilità di vivere in queste zone perché ormai poco sicure la questione prende una piega ancora più preoccupante e il mondo agricolo, da buona sentinella, è da anni che grida inascoltato».

 

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