Prosegue l’accoglienza sul nostro territorio: arrivati a San Mauro cinque profughi, quattro donne ed un minore
Nel giro di qualche giorno si passerà all’inserimento scolastico del piccolo, in età da scuola dell’infanzia. E se lo vorranno anche all’avviamento alla lingua delle quattro donne, attraverso il Cpia
Prosegue l’accoglienza sul nostro territorio: arrivati a San Mauro cinque profughi, quattro donne ed un minore.
Accoglienza profughi
Nella notte di giovedì 14, stanchi e provati dal lungo viaggio, i primi 5 profughi ucraini sono giunti nella Città delle Fragole. Accolti in alcune delle 25 famiglie sanmauresi che hanno dato la propria disponibilità all’ospitalità alla Prefettura di Torino.
La comunicazione
Ad annunciarlo è la sindaca Giulia Guazzora, che da qualche settimana aveva ricevuto dalla Prefettura comunicazione di un imminente arrivo di rifugiati. «Si tratta – spiega la prima cittadina – di due nuclei. Uno composto da un minore con mamma e nonna, ed un secondo formato da due amiche» che hanno lasciato le proprie case, buona parte dei propri averi ma soprattutto gli affetti di una vita nel tentativo di ricostruire un futuro altrove. Una situazione davvero terribile quella che si sono lasciate alle spalle, testimoniata dalle immagini cruente di Bucha e dalle notizie di bombardamenti costanti. «Le signore sono molto provate, perciò le famiglie che le hanno accolte si stanno occupando di tutte le procedure necessarie a regolarizzare l’accoglienza. La segnalazione alla Polizia Locale, che poi ha trasmesso il tutto alla Prefettura, l’attivazione del Sisp per i primi controlli sanitari e sulle vaccinazioni».
I progetti
Nel giro di qualche giorno si passerà all’inserimento scolastico del piccolo, in età da scuola dell’infanzia. E se lo vorranno anche all’avviamento alla lingua delle quattro donne, attraverso il Cpia. «Al momento c’è una interprete a loro disposizione, che le sta aiutando – prosegue Guazzora – , e come Comune rimaniamo in contatto stretto con le famiglie ospitanti per aiutare in qualsiasi cosa. Dal momento che l’ambientamento è comprensibilmente difficile vogliamo lasciare a queste rifugiate qualche giorno di tranquillità, per poi provvedere ad inserirle nel tessuto sociale se lo vorranno. Sarà molto bello poterle accogliere nella comunità, con inviti ad iniziative e a partecipare ai lavori delle nostre associazioni».