Padre e figlio uniti nella lotta contro il Covid
Stanno affrontando e superando insieme il difficile momento
Padre e figlio uniti nella lotta contro il Covid
Padre e figlio
In questi giorni difficili, segnati dal dramma del Covid-19, giorni di ambulanze e ospedali pieni, di persone lontane e oscurità, di addii e tanto attesi ritorni a casa dai reparti ospedalieri, c’è chi, lontano da tutto e tutti, combatte la sua battaglia e aspetta. Chi, aggrappato al telefono, cerca di raccontare la sua odissea quotidiana a chi, a casa, attende notizie e un sorriso.
La storia
L’odissea di Gaetano, 89 anni, ed Enrico, 63 anni, due affezionati lettori de La Nuova Periferia, inizia nella notte del 7 novembre, quando Gaetano si sente male. Nelle strade deserte della Torino che dorme ancora, corre l’ambulanza verso il pronto soccorso dell’ospedale Molinette. Il Covid-19 ha colpito ancora. Gaetano, dopo qualche ora in pronto soccorso, viene spostato in uno dei reparti dedicati al virus dell’ospedale. Ha bisogno dell’ossigeno.
Il figlio Enrico è a casa, preoccupato per il padre. Le notizie dall’ospedale non arrivano. Le ore passano lente. Poi, alle 18.30, una nuova corsa in ospedale. Questa volta sull’ambulanza c’è Enrico; anche lui si è sentito male. Anche lui ha i sintomi del Covid e anche lui giunge in pronto soccorso dove trascorrerà la notte. Il mattino dopo anche Enrico, come il padre, approda in uno dei reparti Covid.
La tosse insistente tormenta Enrico, mentre Gaetano è al piano di sopra sotto ossigeno. L’ospedale è stracolmo di malati, e in quella moltitudine di contagiati ci sono, adesso, anche loro.
Dopo un paio di giorni Gaetano e Enrico si ricongiungono. Il papà può essere spostato. Adesso sono in camera insieme a combattere contro il virus. Gaetano ha sempre bisogno dell’ossigeno, ma i suoi occhi, quando sono aperti, si appoggiano su suo figlio, disteso nel letto accanto al suo. Passano i giorni e Enrico sta sempre meglio. La tosse diminuisce. Gaetano ha sempre bisogno di un po’ di ossigeno, ma lentamente, anche lui, inizia a stare meglio.
Novembre, con il suo grigiore e la sua oscurità, si mescola alle luci al neon dell’ospedale che accompagnano le lunghe giornate di Enrico e di suo padre. Il Covid non li vuole abbandonare, ma ha sempre meno forza. Gaetano inizia a stare meglio ed Enrico si libera della fastidiosa tosse. A pranzo e cena padre e figlio si siedono a tavola. Ogni giorno sembra andare meglio fino a quando l’ospedale gli comunica che l’indomani entrambi saranno trasferiti in una Rsa della periferia nord di Torino.
Enrico e Gaetano sono contenti di lasciare l’ospedale e in ambulanza approdano nella loro nuova camera, nella nuova struttura. Qui attendono il tampone che alcuni giorni dopo da esito negativo per Enrico, ma ancora positivo per Gaetano. Enrico non può tornare a casa da solo e quindi è costretto ad aspettare per un’altra settimana l’esito del tampone del padre.
Al telefono con il fratello Andrea, che vive a Milano e li segue a distanza da sempre, manifesta tutto il suo rammarico poi si rassegna e aspetta. Lui e papà non si possono dividere. Entrambi devono aspettare l’esito dell’ennesimo tampone di Gaetano. Solo quando anche lui risulterà negativo potranno tornare a casa, ancora una volta insieme, con il Covid e tanti giorni drammatici finalmente alle spalle.