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Omicidio Arena condannato il marito: 21 anni di carcere

Il pensionato colpì ripetutamente la moglie con un bastone per tende fino a toglierle la vita.

Omicidio Arena condannato il marito: 21 anni di carcere
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Omicidio Arena condannato il marito: 21 anni di carcere.

Omicidio Arena

Giovenale Aragno, 75 anni, è stato condannato a 21 anni di reclusione per l’omicidio di Silvana Arena. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Ivrea che ha pronunciato la sentenza di condanna per la tragedia di via Sandre, a Venaria Reale, avvenuta lo scorso 7 agosto 2022, quando il pensionato colpì ripetutamente la moglie con un bastone per tende.
La giudice Stefania Cugge - a latere Marianna Tiseo - ha riconosciuto tre attenuanti all’uomo: l’incapacità di intendere e volere - emersa durante l’incidente probatorio - il risarcimento del danno alle due figlie oltre alle attenuanti generiche equivalenti.

I fatti

Ovvero le stesse che aveva chiesto il legale difensore, l’avvocato Roberto Caranzano. Dopo averla presa a colpi di bastone, massacrandola, nella camera da letto, Aragno, ex agente di commercio di utensili da lavoro per ferramente, ha composto il numero unico di emergenza «112» e ha detto ai carabinieri: «venite, ho aggredito mia moglie», senza però dire di aver invece già ucciso Silvana Arena, ex commessa in pensione. E quando i carabinieri entrano in casa, la scena è terrificante: la donna riversa a terra, con la testa letteralmente fracassata, irriconoscibile: tanta è stata la violenza di Aragno nei suoi confronti. Aragno è lì, intento a ripulire l'appartamento dalle macchie di sangue, salvo poi alzarsi in piedi, guardare i carabinieri, abbassare lo sguardo e confermare tutto con tre parole: «l'ho uccisa io». E la stessa cosa ha fatto quando in casa sono entrati i necrofori per prendere il corpo della moglie e portarlo nella camera mortuaria di Ivrea, a disposizione della magistratura per l’autopsia di rito: «sono stato io», abbassando nuovamente la testa pochi istanti dopo.

Con un bastone

Aragno spiegò come custodisse quel bastone perché «serviva per aiutarmi a prendere le cose che si trovavano in alto nei mobili di casa».
i due litigavano spesso ma nessuno poteva immaginare che quei litigi, per quella figlia che vive distante, in una comunità a Terni per gravi problemi di salute, potessero portare ad una tragedia di tale portata. L’omicida era un volto conosciuto in città. Un pò per il suo passato in Croce Verde, come la moglie. Un pò per la sua passione per la bicicletta: in cantina ne aveva diverse e su Facebook postava tante fotografie in giro per il Piemonte, sempre in compagnia della sua due ruote.
Aragno ora si trova ai domiciliari in una struttura di Albugnano, nell’Astigiano.

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