"Non chiamatemi eroe, ho fatto solo il mio dovere"
L'autotrasportatore settimese che ha salvato una giovane rimasta intrappolata nella sua auto incidentata e che prendeva fuoco, sabato scorso ha ricevuto un riconoscimento dall'Amministrazione.
"Non chiamatemi eroe, ho fatto solo il mio dovere".
Carlo Aquilia
Ha messo a repentaglio la sua vita per salvare quella di una giovane rimasta intrappolata nella sua auto incidentata e che prendeva fuoco. Un gesto «da eroe» ma lui, 35 anni, di sentirsi attribuire questa definizione proprio non ne vuole sapere. «Non ho fatto niente di ché, soltanto quello che avrebbe dovuto fare chiunque». Esordisce così Carlo Aquilia, autotrasportatore settimese, che lo scorso lunedì mattina è riuscito a estrarre dalle lamiere di un’auto ribaltata e in fiamme la giovane conducente che era alla guida, ormai incosciente dopo un grave incidente stradale. Sabato scorso (17 ottobre) è stato ricevuto dalla sindaca Elena Piastra, dalla Giunta e dalla Presidente del Consiglio Carmen Vizzari. Un momento di incontro per esprimere riconoscenza per il gesto di grande altruismo dimostrato. «Se passassimo meno tempo a guardare e più tempo a fare un gesto, molte cose cambierebbero - ha detto la sindaca - Siamo orgogliosi di avere un concittadino come Carlo, che dice di non aver "fatto niente" e invece è un esempio per tutti noi», ha spiegato la sindaca Piastra, riassumendo il senso di gratitudine della città e degli assessori presenti, rimasti visibilmente impressionati dal racconto di quei momenti concitati e ad alta tensione.
Il racconto
«Ero appena uscito dal magazzino della ditta - racconta Aquilia -, quando a un certo punto ho visto una ragazza con lo zainetto sulle spalle che mi indicava un’auto ribaltata. Mi sono fermato, nonostante con il mio lavoro sia sempre un rischio, non è la prima volta che capiti di essere fermati di punto in bianco, in mezzo alla strada, da malintenzionati che vogliono rubare la merce che trasportiamo nei mezzi». «Ma non ci ho pensato due volte, mi sono fermato e ho fatto quello che chiunque avrebbe dovuto fare, cercare di prestare soccorso». «Soltanto dopo - aggiunge -, quando la sera mi sono fermato a Pesaro, ho ripensato al rischio che ho corso, ma sono contento di aver fatto quello che mi è stato praticamente dettato dall’istinto. Ho cercato di fare il possibile per salvare quella ragazza. Ma lo ammetto, quando sono ripartito a bordo del mio mezzo mi tremavano le mani e piangevo per la paura». Un «eroe» dei nostri giorni, insomma, capace di fare quello che altri - anche quella mattina - non sono stati in grado di fare passando con la propria auto e senza fermarsi per cercare di offrire aiuto.