Nelle vie del centro di Settimo per tastare il polso degli elettori se parteciperanno o meno all’«election day» di giugno

Nelle vie del centro di Settimo per tastare il polso degli elettori se parteciperanno o meno all’«election day» di giugno
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«Se andiamo a votare? Se ci danno 5000 o 10.000 euro come prende qualcuno, magari ci pensiamo...», risponde sfiduciata una coppia di cittadini.

Nelle vie del centro di Settimo per tastare il polso degli elettori se parteciperanno o meno all’«election day» di giugno

«Per chi si vota? Per i politici?», è la domanda che ci rilancia qualche giovane che di elezioni sembra quasi non averne mai sentito parlare. A meno di trenta giorni dall'Election Day, a fronte di un crescente rischio astensionismo, La Nuova Periferia ha raccolto tra le vie del centro cittadino le voci dell'elettorato attivo, intercettando ogni tipo di fascia di età. Lo precisiamo subito: questo approfondimento non nasce con l'obiettivo di dispensare verdetti o statistiche ufficiali. Tantomeno per cogliere intenzioni di voto, ma solo per fotografare lo «spirito» con cui Settimo si avvicina all’8 e 9 giugno, giorni in cui si dovrà votare per le amministrative, regionali ed europee. L'appuntamento alle urne è vissuto come un «dovere» o i cittadini sentono ancora l'appartenenza alla cosa pubblica?

Partecipazione... con  convinzione?

«Non si tratta di un dovere, ma di un diritto da sfruttare anche perché, se non si vota, poi non ci si può lamentare o dire che le cose non cambiano mai», commentano Daniela e Salvatore che non intendono disertare l'impegno nella cabina elettorale. «Dovremmo andare tutti», incalza Antonino che ammette una certa «disaffezione, visti i recenti avvenimenti». Insomma, gli ultimi polveroni politici e giudiziari – l'ultimo, in ordine di tempo, il caso della Liguria – non stimolano particolare fiducia. «Noi facciamo il nostro dovere, ma dopo lo dovrebbero fare anche gli altri – dichiarano Salvatore ed Anna -. Per noi non è un lavoro, anche perché non ci costa nulla mettere una crocetta sulla persona che ci piace di più, ma ci sono tante cose sbagliate. Voti, voti, e poi cosa concludi?». «Credere nella politica non è più facile. Quindi, sì vado un po' per dovere», risponde Francesco. Non solo sfiducia, ma anche scarsa propensione ad informarsi.
«Leggo quello che mi capita, ma diciamo che le notizie politiche non vado a cercarmele», è il pensiero comune che ha ben sintetizzato Antonino. «Sono sempre andata a votare, indipendentemente da tutto, ma nel corso degli anni l'ho fatto con qualche perplessità in più perché trovo che non ci sia nessuno che mi rappresenti», analizza Raffaella, distinguendo le elezioni amministrative da quelle europee. «L'approccio per le comunali è diverso – spiega -, perché si basa soprattutto sulle persone che conosci e vivi. In parte, questo discorso vale anche per le regionali, mentre per le europee ho qualche dubbio in più». «Conosco persone che non si presenteranno alle urne, ma personalmente, se non vado a votare, mi sembra di fare “una brutta cosa” - interviene Fiorella -. Alle amministrative, conoscendo i candidati, senti più impeto mentre sulle altre schede, forse, voti l'area a cui ti senti più vicina». «Con quale spirito vado? Scegliendo il “meno peggio”», è la risposta di qualcuna che non si perde in troppi giri di parole.

I giovani la pensano così.

Se la disaffezione alla politica, ormai, serpeggia in ogni fascia di età, appare ancora più compromesso il legame con le nuove generazioni che, sull'utilità del voto, mostrano idee contrastanti. «Io ho 18 anni ed è la prima volta che andrò a votare. Se devo dire la verità, lo faccio soprattutto per curiosità e poi perché, vedendo come vanno le cose, non mi sembra giusto non andare», racconta Michelle che, raggiunto il traguardo della maggiore età, si appresta ad inaugurare la sua scheda elettorale. «Il voto non va preso come dovere ma come diritto. C'è del pessimismo generale, abbiamo questo sentimento di impotenza e spesso crediamo che votando non cambi nulla, ma noi siamo convinte che col voto ci sia la speranza di cambiare il sistema», commentano Daniela e Serena, 22 anni, pronte a presentarti alle urne perché «anche se prevale la sfiducia, lo riteniamo un gesto importante». Non la pensa così, invece, Helena, 19 anni. «Mia mamma e mia nonna sono sempre andate e credo voteranno, ma io no, non ci ho neanche mai pensato – dice fuori dai denti -. Onestamente, sono cose che non mi interessano...».

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