Indagine

Maxi truffa ai danni dello Stato: nei guai anche un dipendente delle Poste di Venaria

Ben 66 persone segnalate, 5 misure cautelari e un sequestro per oltre 12 milioni di euro

Maxi truffa ai danni dello Stato: nei guai anche un dipendente delle Poste di Venaria
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Scoperta dalla Guardia di Finanza di Torino una gigantesca truffa aggravata nei confronti dello Stato. Smantellata un’associazione per delinquere dedita alla truffa e riciclaggio. Eseguite 5 misure cautelari. Sequestri per oltre 12 milioni di euro. 66 persone segnalate alla Procura della Repubblica.

L'indagine

La Guardia di Finanza di Torino ha concluso un’articolata indagine (convenzionalmente denominata “Operazione Eldorado”) nei confronti di un sodalizio criminoso dedito alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e al riciclaggio, che ha consentito di segnalare alla Procura della Repubblica di Ivrea ben 66 soggetti coinvolti a vario titolo (tra i quali i rappresentanti legali di alcune società formalmente operanti nel settore edilizio, ma di fatto inesistenti), nonché di eseguire 5 misure cautelari personali e un provvedimento di sequestro per oltre 12 milioni di euro.

L’attività, condotta dal 1° Nucleo Operativo Metropolitano di Torino e coordinata dalla Magistratura eporediese, ha tratto origine da una denuncia presentata dall’Ufficio Antifrode di Poste Italiane in relazione all’operatività fraudolenta di talune società che, ricorrendo a “prestanome”, avevano illecitamente fruito della cessione dei crediti fiscali in materia di ristrutturazioni e riqualificazioni edilizie (cd. “Ecobonus”), ai sensi del Decreto Legge n. 34/2020 (avente a oggetto: “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19”).

Le indagini, svolte anche mediante la meticolosa analisi dei flussi finanziari, oltre a consentire l’individuazione dei quattro principali ideatori della frode, hanno permesso di identificare sia ulteriori 62 soggetti (tra “prestanome” e titolari di società corree), sia le società destinatarie dei flussi finanziari asseritamente maturati a fronte di lavori di ristrutturazione edilizia mai avvenuti.

Commercializzazione e monetizzazione di crediti d’imposta fittizi

Le Fiamme Gialle torinesi hanno quindi ricostruito il meccanismo criminoso - finalizzato alla commercializzazione e alla successiva monetizzazione di crediti d’imposta fittizi per un valore complessivo di oltre 12,5 milioni di euro -, acclarando che i promotori dell’associazione, della quale è risultato fare parte anche un dipendente dell’ufficio postale di Venaria Reale, avevano reclutato soggetti “prestanome” cui intestare numerose società (inesistenti e non operative) e rapporti di conto corrente.

Questi soggetti, utilizzando le credenziali di accesso ai conti correnti delle neo-costituite società, richiedevano crediti d’imposta fittizi collegati a lavori di ristrutturazione inesistenti per poi cederli a 6 società operanti nel nord Italia coinvolte nel sistema illecito le quali, infine, mediante operazioni finanziarie atte a ostacolare la ricostruzione dei flussi monetari, cedevano e monetizzavano i crediti indebitamente conseguiti.

I provvedimenti del Tribunale

Il G.I.P. del Tribunale di Ivrea, condividendo l’impianto accusatorio dei Finanzieri, ha emesso un provvedimento cautelare di custodia in carcere nei confronti di 2 responsabili, agli arresti domiciliari per altri 2 e dell’obbligo di dimora nei confronti di un quinto soggetto.

Si è proceduto, inoltre, al sequestro preventivo finalizzato alla confisca delle disponibilità finanziarie e di beni mobili e immobili nei confronti delle citate 6 società, sino a concorrenza di oltre 12 milioni di euro, corrispondenti al profitto della ipotizzata truffa aggravata ai danni dello Stato.

L’operazione di servizio svolta testimonia il costante impegno profuso dalla Guardia di Finanza, in ragione delle sue peculiari prerogative di polizia economico-finanziaria, nel garantire la corretta allocazione delle risorse pubbliche stanziate, in quanto l’illecita apprensione di risorse destinate agli investimenti frena inevitabilmente lo sviluppo del Paese.

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