La sua vita era ormai intrisa di paura. Non poteva fare uno spostamento che il marito non lo venisse a sapere. E il perché è presto detto: in casa aveva posizionato diverse telecamere e nell’auto della donna un «AirTag», ovvero un dispositivo elettronico che geolocalizza gli spostamenti, usato in prevalenza per ritrovare un cellulare perso o rubato ma che, nel caso specifico, è diventato «utile» all’uomo per capire cosa facesse, durante la giornata, sua moglie.
Marito pedinava la moglie col Gps nascosto dentro la sua macchina
«Perchè sei dai carabinieri?», le scrive un mattino su WhatsApp. Ed effettivamente lei era dai militari, per raccontare mesi e mesi di vessazioni. Aggravate anche da quest’ultimo episodio, immediatamente reso noto agli uomini dell’Arma.
E questa storia di pedinamenti, minacce, violenze fisiche e verbali, spesso sotto gli occhi dei figli minorenni, si è conclusa poche settimane fa a Settimo Torinese, dove un 45enne è stato denunciato dai Carabinieri della Tenenza cittadina e, grazie ad un lavoro sinergico con la Procura di Ivrea e il Centro antiviolenza, ora questa donna – quasi coetanea del marito – potrà tornare ad avere una vita tranquilla, senza più essere vittima dei comportamenti del coniuge.
Attivato il “Codice Rosso”
Anche perché è stato subito attivato il “Codice Rosso”, ovvero la Legge che rafforza la tutela di tutti coloro che subiscono violenze, per atti persecutori e maltrattamenti.
E dopo la denuncia per atti persecutori, per l’uomo è poi scattato il divieto di avvicinamento alla moglie, in qualsiasi zona o città si trovi la vittima, ma anche l’immediato allontanamento dall’abitazione dove viveva assieme a lei e ai figli.
La vita della donna era da troppo tempo caratterizzata da maltrattamenti e violenze psicofisiche. In casa, in spazi aperti, davanti ai figli. Con il marito che, in preda alla gelosia, aveva deciso di installare una serie di telecamere di videosorveglianza interne, in modo tale da monitorare tutto quello che faceva in casa. Compreso guardare chi, eventualmente, entrava nell’abitazione. Il tutto con possibilità di visione da remoto: una sorta di deplorevole «grande fratello» domestico.
Non solo. Perché aveva deciso anche di acquistare e installare sull’auto della moglie quell’«AirTag», così da avere sotto controllo tutti gli spostamenti con la macchina. Da quando portava i figli a scuola a quando andava a lavoro o quando li portava e li riprendeva dall’attività sportiva.