L’ultimo viaggio del marinaio Renato Paviotti A 100 anni si è spento un uomo straordinario
In città era stato socio «iper attivo» della sezione «Mario Cagnassone» dell’Associazione nazionale marinai d’Italia
L’ultimo viaggio del marinaio Renato Paviotti A 100 anni si è spento un uomo straordinario.
Renato Paviotti
Se ne è andato a 100 anni. Un traguardo prestigioso, quello tagliato da Renato Paviotti, marinaio che per tutti era diventato «l’ultimo sommergibilista». A Druento, dove viveva. Ma anche a Venaria, dove - fino a quando la salute è stata dalla sua parte - era un socio «iper attivo» della sezione «Mario Cagnassone» dell’Associazione nazionale marinai d’Italia, che ha sede in via Picco.
E proprio lì, lo scorso 8 dicembre, tutti lo attendevano per la grande festa, anche alla presenza del sindaco Fabio Giulivi, per celebrarlo per i 100 anni, che aveva compiuto il 26 ottobre: ma un malessere lo aveva tenuto a casa, con le figlie a Druento.
La sua storia
Era nato nel 1922 a Palmanova, in provincia di Udine. Dopo essere stato carpentiere e tornitore, si era arruolato in Marina, diventando sommergibilista e partecipando alla Seconda Guerra Mondiale come telegrafista e idrofonista a bordo del «Ruggiero Settimo». Poi Tripoli, Malta, Danzica, dove si trovava l’8 settembre 1943, il giorno del famoso «Armistizio».
Paviotti si era imbarcato su un peschereccio tedesco alla volta di Bordeaux, salvo essere richiamato dalla Marina Italiana in quel di Pola.
Temendo di morire, aveva manomesso un piccolo sommergibile. Un gesto che lo portò ad essere considerato un traditore e portato a Trieste, in caserma, proprio con l’accusa di «alto tradimento». Ma il destino venne ancora una volta incontro a Renato: una finta licenza e si salvò.
A Torino arrivò nel 1947, quando divenne stampista alla Furlan, per poi passare alla Aeritalia. Dove poi incontrò la sua amata Evelina. Poi la sua vita lavorativa continuò in un piccolo laboratorio di via Reiss Romoli e, ancora, come aiutante «tuttofare» in alcuni condomini. E fino a pochi giorni fa, per passare il tempo e per sentirsi «vivo», Renato continuava a dare una mano. A tutti, nessuno escluso, con piccole manutenzioni.
«Noi lo ricorderemo sempre. Ci ha trasmesso il suo buonumore ed un grande attaccamento alla nostra Associazione. Fin quando ha potuto, ha sempre partecipato alle nostre attività. È stato un vero esempio per noi tutti. Grazie Renato, ora solcherai il cielo celeste con sempre mare calmo e vento in poppa», lo ricorda con tanto affetto il presidente del Gruppo Anmi di Venaria, Ivano Giagnetich.
Il funerale
I funerali sono stati celebrati nel pomeriggio di giovedì 5 gennaio, con destinazione direttamente il tempio crematorio di Piscina: successivamente la tumulazione nel cimitero di Druento, assieme all'amata moglie Evelina. Paviotti lascia due figlie e tre nipoti, oltre alla sua amata gatta, Amelie.