Testimonianza

"Io, bullizzata e isolata dai compagni": la storia di Cristina

La storia di una donna sanmaurese che ripercorre il difficile periodo dell'infanzia e dell'adolescenza

"Io, bullizzata e isolata dai compagni": la storia di Cristina
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Cristina Caponigro ha ancora ben impressi gli episodi di bullismo e cyberbullismo subiti tra la prima elementare e la terza superiore.

Lo racconta il settimanale La Nuova Periferia

La storia

Una costante e sottile pressione psicologica, mai sfociata per fortuna in una violenza fisica, ma ugualmente dolorosa. «Inizialmente sono stata derisa perché non possedevo videogiochi; i miei non volevano che mi chiudessi dietro lo schermo di un gameboy. Poi sono passati alle scritte offensive sulle pareti della scuola. Insulti di cui non conoscevo neppure il significato, tanto ero piccina, ma che sapevano comunque farmi male» spiega la ragazza, classe 1999. «Neppure alle medie, in quella scuola che mamma riteneva un ambiente protetto perché di stampo salesiano, le cose sono migliorate. Sono stata isolata dai compagni, da cui venivo anche presa in giro in alcune occasioni. Per esempio quando mi sono rotta la gamba cadendo nel cortile della scuola: attorno a me tutti ridevano, e non ricordo neppure un compagno che sia venuto ad a soccorrermi».

Poi l’avvento dei social e le nuove forme di sopruso, che nei confronti della giovane hanno assunto anche i contorni della violenza di genere. «Alle superiori – prosegue nel racconto della sua esperienza Cristina – mi sentivo finalmente libera di esprimere la mia personalità senza temere il giudizio altrui. Ma avevo ignorato il “potere” dei social, dei profili fake creati appositamente per infastidire e dietro ai quali non sapevo chi si nascondesse, oppure i messaggi dei ragazzi che cercavano di adescarmi attraverso le chat e minacciavano di diffondere poi dettagli della mia vita sui social. In virtù del bel rapporto che ho sempre coltivato con i miei genitori, però, ho avuto il coraggio di parlarne con loro e mi hanno accompagnata a sporgere denuncia presso gli organi competenti».

«Non bisogna temere di mostrare le proprie fragilità o debolezza – è l’appello finale della ragazza –. Ad essere “debole” è prima di tutto il bullo, che cerca di affrontare questo suo disagio applicando la legge del più forte. Ma per annullare il loro “potere” può essere sufficiente circondarsi di amici fidati che ci supportino, sfoderare un bel sorriso per far capire al bullo che la sua opinione non conta nulla e che non cambia la percezione che abbiamo di noi stessi, e poi chiedere senza vergogna un supporto psicologico o l’aiuto di un emotional coach per superare quei soprusi».

Il Centro giovani di San Mauro

Del tema si è ampiamente parlato anche presso il Centro giovani di San Mauro. «E’ un argomento che ciclicamente viene fuori, e che in passato abbiamo affrontato anche con il supporto di alcuni esperti, come l’avvocato Andrea Cagliero» spiega Claudia Dedonato, responsabile della struttura di via dell’Asilo. «Inoltre, abbiamo dedicato all’argomento alcune delle puntate del nostro podcast, “Parlando di cose serie”, curate tra gli altri da Cristina». Tutte le puntate della web radio, creata nel 2021, sono disponibili su YouTube.

L’intervento dell’assessora Chiorino

Sul tema è intervenuta anche l'assessora regionale all'Istruzione e al Merito, Elena Chiorino, nella Giornata dedicata al fenomeno. «È un nostro dovere reagire con fermezza a fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Ancora oggi, troppi bambini ed adolescenti sono vittime di prevaricazione, umiliazione, isolamento o aggressioni fisiche e verbali. Episodi che possono segnare tutta la vita. Ma essere bulli non è un segno di forza. E’ un segno di debolezza e insicurezza. Il rispetto parla più forte delle parole cattive».

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