Dopo la partenza dei primi migranti, al Fenoglio sono già arrivati altri rifugiati.
Una nuova disponibilità che è stata richiesta a livello nazionale.
Dopo la partenza dei primi migranti, al Fenoglio sono già arrivati altri rifugiati.
Rifugiati Fenoglio
Neanche il tempo di trasferire tutti i 94 profughi afghani arrivati a Settimo nei giorni scorsi che il telefono squilla di nuovo. La chiamata arriva da Roma, da quella sala operativa nazionale che gestisce il flusso di chi scappa dalla crisi afghana e di chi è riuscito, per fortuna, a imbarcarsi su un volo militare italiano. Sono circa le 17 dello scorso venerdì 27 agosto 2021 quando i mezzi della Croce Rossa di vari comitati regionali piemontesi abbandonano la base di via De Francisco. A bordo ci sono gli stessi uomini, donne e bambini che avevano varcato quei cancelli alle 3,30 di notte di esattamente sette giorni prima. Salutano, sorridono. Qualcuno riprende con il cellulare quei giornalisti che li attendono all’esterno dei cancelli. Un momento da ricordare per loro che, scappati dalla guerra, hanno ritrovato un rifugio nel nostro Paese.
Il punto
«E’ stata un’esperienza forte accogliere queste persone - sottolinea Marsha Cuccuvè, giovane responsabile del Centro Fenoglio dallo scorso dicembre -. Abbiamo vissuto, in qualche modo, le scene che i loro occhi hanno visto in prima persona. I loro racconti sono stati molto forti». Non passa molto tempo dallo «svuotamento» delle casette del Fenoglio che hanno accolto i profughi in fuga da Kabul prima che Roma chieda una nuova disponibilità ad accogliere. «E’ stato un lavoro intenso. Giusto il tempo di liberare i locali, sanificarli e prepararli per i nuovi ospiti che ci sono stati annunciati».
I nuovi arrivi
Perché in città sono arrivati 106 nuovi afghani in fuga. «Sono decisamente stanchi e provati dalla fatica, basta guardarli per rendersene conto». Le loro storie sono ignote. Nessuno si è ancora «aperto» e ha raccontato la sua esperienza. Non si sa se nel gruppo ci siano militari, ex militari, cooperanti delle organizzazioni internazionali, professionisti. E’ ancora troppo presto. «Gli unici che hanno comunicato con noi ci hanno raccontato - spiega ancora la responsabile del centro - di essere stati in attesa di fronte ai cancelli dell’aeroporto di Kabul per oltre venti ore. In quella situazione convulsa e confusa». I bambini hanno respirato polvere, uomini e donne sono provati dalla fatica fisica e da quella psicologica di non sapere quale potesse essere il loro destino. Ma alla fine, per fortuna, anche per loro si sono aperti i cancelli del gate dell’aeroporto e, di conseguenza, i portelloni degli aerei militari italiani che hanno costituito un vero e proprio ponte aereo di speranza verso la salvezza.
«Lunedì 30 agosto, abbiamo visto i più piccoli tirare due calci a un pallone. Inizialmente ci sembravano più chiusi rispetto ai primi ospiti, ma abbiamo capito subito il perché. Hanno dovuto sopportare una lunga attesa nella speranza di poter raggiungere le piste di decollo dei nostri aerei».
«Non conosciamo ancora le loro storie - sottolinea -, ci vorrà probabilmente del tempo prima che possano “aprirsi” con noi. In questi giorni stiamo fornendo loro tutte le informazioni legali rispetto al loro status e rispetto a quanto è previsto nel nostro Paese per le persone nelle loro condizioni. Non hanno la minima idea di quello che potrebbe accadere domani, è un percorso molto delicato che stiamo affrontando anche con personale medico e specialistico formato appositamente per gestire questo genere di situazioni».
Anche per questi 106 nuovi profughi afghani arrivati sul territorio di Settimo si tratta in particolar modo di nuclei familiari con bambini. «Sono circa una trentina i minori», spiega ancora la Cuccuvè. «Ci sono anche dei “singoli”; in generale si tratta di situazioni delicate che stiamo cercando di affrontare passo dopo passo insieme al supporto medico». E intanto il Fenoglio è diventato un gran via vai di medici e pediatri che quotidianamente visitano gli ospiti. Terminato il periodo di sorveglianza sanitaria anche questi afghani saranno sottoposti a un tampone di verifica e alla vaccinazione anti-Covid, prima di essere trasferiti nei comuni del territorio che sono stati individuati per l’accoglienza in accordo con le prefetture di Torino e delle altre province piemontesi. Al momento, secondo quanto si apprende, nessuno dei precedenti 94 migranti è rimasto sul territorio settimese. Ma gli sviluppi nazionali in termini di assistenza e di accoglienza a chi è stato trasferito con il ponte aereo da Kabul all’Italia, potrebbe mutare il quadro della situazione.