L'intervista

Coronavirus e commercio, "Il nostro pane non è infetto"

Il racconto di Mariarosa e di Marco, dipendenti della panetteria di Gassino al centro di pettegolezzi e un calo delle vendite per la paura del contagio. 

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Coronavirus e commercio, "Il nostro pane non è infetto". Il racconto di Mariarosa e di Marco, dipendenti della panetteria di Gassino al centro di pettegolezzi e un calo delle vendite per la paura del contagio.

Coronavirus e commercio

«Il nostro pane non è infetto, i prodotti di Voglia di Pane continuano a essere buoni come sempre». E’ il messaggio che lanciano Renato e Irma, titolari dello storico negozio di corso Italia, che da alcune settimane vivono un periodo difficile. Diffusa in paese la notizia che il figlio Marco e la moglie Mariarosa erano ad Alassio, nell’hotel accanto a quello dove è stato scoperto un caso positivo al Coronavirus, i clienti hanno cominciato a evitare la panetteria, lasciando il negozio vuoto per la preoccupazione di rimanere contagiati acquistando le prelibatezze di Voglia di Pane.

Il Comune in panetteria

Nulla di più vero, e per confermare l’assurdità delle voci che circolano nel gassinese, il Consiglio comunale ha fatto visita al negozio, comprando e mangiando le gustose pizzette preparate nel forno di via Italia. «Continuate a comprare in queste e nelle altre attività commerciali del nostro territorio - commenta il sindaco Paolo Cugini -. E’ tutto controllato, sano e particolarmente buono». 

«Purtroppo giravano voci poco veritiere - raccontano Renato, storico titolare della panetteria, e Simona, una delle dipendenti -. Nessuno di noi è positivo al Coronavirus, invece in molti dicevano di non venire a comprare da noi perché ci sono delle persone infette. Questo ricade sul nostro lavoro, sul nostro operato e sulla famiglia che da 45 anni è sul territorio e nel settore. Purtroppo abbiamo registrato un calo di vendite, la gente ha paura. Qualcuno ci chiede come stanno, entrano e comprano normalmente, altri invece si fermano davanti alla vetrina, guardano da fuori, insomma c’è molta diffidenza. Noi però continuiamo con il nostro lavoro, in tutta sicurezza. I nostri colleghi sono in osservazione, aspettiamo il risultato del secondo tampone, ma loro non hanno più avuto contatti con Gassino da prima di partire per questa vancanza in Liguria».

La vicenda

«Un compleanno da dimenticare, ma quando torneremo a Gassino faremo una grande festa», inizia così il racconto Mariarosa, raggiunta al telefono nella sua camera presso l’ospedale militare Riberi di Torino. Lei, insieme al marito Marco e ad altre due coppie, sta trascorrendo i quattordici giorni di quarantena precauzionale, imposti a seguito del primo tampone risultato comunque negativo. Doveva essere una vacanza, una piccola pausa dal lavoro per festeggiare il compleanno, per staccare un po’ e rilassarsi, invece il Coronavirus ha travolto completamente tutti i piani. «Siamo sotto controllo ogni giorno - spiega -. Gli infermieri sono degli angeli, ci misurano febbre e la saturazione dell’ossigeno nel sangue, ma noi stiamo bene, non abbiamo mai avuto sintomi».

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