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Bufera sull’ospedale di Settimo, il grido dei dipendenti: «Viviamo nella paura. Non abbiamo più vita…»

Dopo l’inchiesta sui presunti maltrattamenti in lungodegenza, i lavoratori attuali raccontano le difficoltà quotidiane e difendono le proprie pratiche di sicurezza

Bufera sull’ospedale di Settimo, il grido dei dipendenti: «Viviamo nella paura. Non abbiamo più vita…»

Dopo l’inchiesta sui presunti maltrattamenti nel reparto di lungodegenza dell’Ospedale di Settimo, che ha visto 24 tra infermieri e operatori socio-sanitari coinvolti in indagini della Procura d’Ivrea, dalle pagine de La Nuova Periferia emergono le voci del personale attualmente in servizio, che si difende dalle accuse e racconta le difficoltà e le pressioni vissute in questi giorni.

Bufera sull’ospedale di Settimo, il grido dei dipendenti

Sono giorni difficili per il personale che attualmente lavora all’Ospedale di Settimo (e che non corrisponde a quello finito al centro dell’inchiesta della Procura d’Ivrea).

«È in corso un’indagine e lasciamo fare al Tribunale ma basta accusare i dipendenti, perché queste notizie ci stanno facendo del male e causando del mobing», è la voce dei lavoratori che, in una mail inviata alla nostra redazione, raccontano l’altra faccia della medaglia. «A causa di tutto ciò, abbiamo subito un’aggressione verbale nella giornata di domenica da una persona che è venuta apposta – denunciano persone vicino ai dipendenti -. Viviamo nel terrore e nella paura. Non abbiamo più vita, ma non c’è neanche la libertà del paziente di lasciare il reparto per raggiungere il bar visto che, per una tutela dei dipendenti, le porte rimarranno chiuse, aperte solo negli orari giusti».

E il personale si difende anche dalle accuse che stanno emergendo in questi giorni. «Per quanto riguarda presunti pazienti “legati”, esistono fasce, pelviche, pettorine, cinture a letto che si chiamano ausili di protezione e vanno messi al paziente su indicazione medica di reparto – precisano i dipendenti -. Abbiamo letto che si parla di pazienti nudi, ma adesso in lungodegenza ci sono degli armadi in cui sono depositati indumenti nuovi donati dai parenti da usare nel caso in cui i pazienti siano sprovvisti. Anche per quanto riguarda l’orario dei pasti, i pazienti vengono aiutati sia dal personale del reparto che dai familiari».