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Addio a Pierino Casini, il «Re della Pallavolo»

Aveva 92 anni. Il sindaco Giulivi ha già annunciato che verrà dedicata, alla sua memoria, la prossima «Festa dello Sport»

Addio a Pierino Casini, il «Re della Pallavolo»
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Pierino Casini era «Re», il «Signore» della Pallavolo di Venaria. Casini aveva 92 anni ed è morto  il 6 maggio nella sua abitazione di corso Garibaldi a Venaria.

Addio a Pierino Casini, il «Re della Pallavolo»

Pierino Casini,  venariese doc, che era cresciuto in un orfanotrofio nell’Astigiano dopo che i suoi genitori erano scomparsi prematuramente. E quella esperienza, durante la seconda Guerra Mondiale, lo aveva segnato e allo stesso tempo formato. Facendolo diventare il Pierino che tutti hanno avuto il privilegio e l’onore di conoscere.
Casini è stata una pietra miliare dell’associazionismo, sportivo e non, della Reale. Diventando, con il passare del tempo, un punto di riferimento per i giovani venariesi e anche per le famiglie. Perché tutti erano consci che l’affidare i propri figli o nipoti era come farli stare a casa. Lui che era un padre, un nonno, uno zio aggiunto.
È lui che, nel maggio 1971, decise di accontentare un gruppo di giovani venariesi - di diversa età - che avevano voglia di cimentarsi nello sport e, in particolar modo, nella pallavolo. Ed è qui che Pierino decise di chiedere all’Aurora Calcio di dargli l’opportunità di «aprire» ad un’altra disciplina sportiva.
Il resto è pressoché storia. Pochi anni e nasce a tutti gli effetti l’Unione Sportiva Aurora Venaria Pallavolo. Una squadra da oltre 500 giovani l’anno per oltre 40 anni. Giovani che hanno vinto tanti trofei provinciali e regionali, facendo arrivare l’Aurora ai vertici nazionali, con le partecipazioni alla serie C1 nazionale e persino alla B1 femminile e alla C2 maschile.
Eppure non divenne mai presidente di quel sodalizio. Preferendo lasciare ai vertici gli amici imprenditori o i commercianti.
Come testimoniato da tantissime persone, Pierino «ha sempre voluto cementare il gruppo. Perché per lui eravamo prima di tutto delle donne e degli uomini che dovevano crescere e formarsi». E infatti Casini non ha mai avuto uno screzio con altre squadre o con gli arbitri. Anche quando erano palesi gli errori commessi. Perché la formazione di un uomo e di una donna passava anche da questi dettagli.

«Mio nonno era così. Il suo modo di comportarsi era forse dovuto alla sua infanzia, vissuta in un orfanotrofio dell’Astigiano dopo la prematura scomparsa dei suoi genitori che gli avevano dato i natali proprio qui a Venaria. È vissuto nel periodo della Guerra, dove c’era davvero poco e qualsiasi cosa doveva essere sudata. E credo che il nome Unione Sportiva lo abbia deciso proprio rimembrando quegli anni così difficili e complicati. Dove serviva unione per andare avanti», ricorda con emozione suo nipote Andrea Ebana, per anni giocatore nell’Aurora e adesso tecnico plurivincente a livello nazionale e internazionale.
«Mi ricordo ancora quando mi prendeva, da piccolo, per andare negozio per negozio a chiedere un contributo per l’imminente stagione sportiva. Così come ricordo che non aveva mai voluto prendere le redini societarie perché aveva deciso di promuovere a presidente o dirigente gli amici veri, i commercianti che gli davano una mano ogni giorno per far sì che i giovani di Venaria potessero praticare lo sport. E penso ai vari Sartore o Manno, tanto per citare qualche esempio», conclude Ebana.
Casini lascia l’adorata moglie Livia, con la quale è stato sposato per ben 67 anni; i figli Marlene e Paolo; la nuora Patrizia; il genero Emilio; i nipoti Andrea con Roberta; Federica con William; e Nicolò; i pronipoti Alessandro, Simone ed Ernesto.
I funerali sono stati celebrati mercoledì 8 maggio nella parrocchia di San Francesco: tante le persone che hanno voluto portare il loro ultimo saluto. Tante donne e tanti uomini che, nel corso degli anni, sono stati allenati o hanno avuto modo di conoscerlo. La maggior parte ha voluto onorarlo indossando o portando con loro la maglia o la tuta da giocatore dei tempi della «magica» Aurora.
Al termine della funzione, il feretro è poi partito alla volta del Tempio di Mappano per il rito della cremazione.

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