la storia

Vita da pendolare, dalla Sicilia a Settimo per insegnare

Tre giorni a settimana lavora e gli altri giorni ritorna nella sua isola per frequentare il tirocinio formativo attivo per il sostegno

Vita da pendolare, dalla Sicilia a Settimo per insegnare
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Definirla una semplice pendolare, forse, sarebbe riduttivo. Stefania Trentino, 39 anni, insegnante di sostegno del Galileo Ferraris di Settimo Torinese è qualcosa di ancora diverso. Se, ormai, non fa più notizia il «nomadismo» di tanti che si spostano da una parte all'altra della regione per lavoro, la storia di Stefania fa decisamente più scalpore. Perché lei ufficialmente vive in Sicilia ma ogni sabato sera prende il pullman o l'aereo – a seconda dei costi – per venire a lavorare a scuola il lunedì, martedì e mercoledì. E il mercoledì pomeriggio di nuovo sul volo per la Sicilia, pronta a frequentare il giovedì, venerdì e sabato il tirocinio formativo attivo (Tfa, ndr) per il sostegno.

Vita da pendolare, dalla Sicilia a Settimo per insegnare

Stefania Trentino l'abbiamo incontrata a scuola nei giorni scorsi, tra una lezione e l'altra, alle prese con i mille impegni scritti in quel quadernetto su cui si appunta anche gli orari di andata e ritorno per treni e aerei.  Con lei abbiamo scoperto un mondo in cui, per quanto possa sembrare banale, davvero «volere è potere».

Stefania, cosa l'ha portata ad intraprendere questa vita da pendolare?
«In realtà, io ho sempre viaggiato. Vengo da una famiglia perbene, semplicissima, ma io non sono mai riuscita a trovare la mia strada. Mi sono diplomata giù e poi ho sempre viaggiato. Ho fatto il liceo classico, poi ho iniziato a fare giurisprudenza ma per vicende personali ho dovuto congelare il percorso. Così, ho iniziato a lavorato tantissimo. Ho fatto di tutto. Sono una store manager e a 21 anni ho aperto un'attività di abbigliamento, prima di fare tanti altri lavoretti. Mi sono arrangiata davvero in tutto».

E poi cosa è successo?
«E poi, a 32 anni ho ripreso in mano gli studi. Prima Scienze dell'Educazione, da lì laurea in Pedagogia e ho iniziato a lavorare come educatrice. Poi, prendo il master e mi butto nel mondo scuola e decido di laurearmi in Lettere. Insomma, non ho mai smesso di studiare e prima o poi ho intenzione di riprendere anche il percorso di Giurisprudenza».

In tutto questo, la possibilità di lavorare a Settimo quando è arrivata?
«Due anni fa, grazie alla dirigente Cristina Reinero. Diciamo che ho sempre avuto un legame particolare con questa città, perché qui c'è mia nonna, ho diversi parenti e amici. Anche quando non lavoravo a scuola, la tratta Sicilia-Settimo l'ho sempre fatta. Magari per Natale, per le feste e per altri lavoretti che ho fatto sempre qui a Settimo».

Ci faccia vedere la sua agenda. Adesso che lavora a scuola, come è organizzata la sua settimana?
«Ogni mercoledì prendo l'aereo per Catania, prendo il pullman e vado a Messina, dove frequento il corso di Tfa il giovedì, venerdì e sabato. Il sabato sera, alle 9.30, salgo sul pullman e torno a Settimo, dove insegno il lunedì, il martedì e il mercoledì. In più, dal 13 novembre, riprendo anche con il mio programma su Radio Archimede. Si chiama «Parliamone» ed è proprio una chiacchierata che mi faccio con i ragazzi che invito e con gli amici che, insieme alla mia famiglia, sono la mia ricchezza».

Ma non c'è mai stato un momento in cui ha pensato «ma chi me lo fa fare»?
«Come Le dicevo, io ho sempre viaggiato. Certo, viaggiare non mi fa impazzire ma per ora mi offre lavoro, perché so che rimanere giù al paese non mi offre niente. E poi, a me la Sicilia piace in estate, è l'appuntamento in spiaggia con gli amici. Diciamo che mi rammarica solo il fatto che, a quasi 40 anni, nonostante abbia le lauree, il master e abbia investito tanto, sento ancora il fiato sul collo del precariato».

Eppure, con la sua storia, potrebbe essere un esempio per tante persone. C'è un consiglio che vuole dare a chi, come Lei, sta cercando la propria strada tra le mille difficoltà della società?
«Quello di non mollare mai. Sembra banale, ma è così. Lo dico sempre anche ai miei ragazzi. Io ho tanti sogni nel cassetto, mi piacerebbe mangiarmi la vita, e so che piano piano riuscirò a realizzarli. E se non dovessi riuscirci, almeno ci ho provato e so di non avere lasciato nulla di intentato».

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