Va in pensione don Paolo il prete comunista
Dopo 27 anni a Mezzi Po ha rassegnato le dimissioni (accettate subito): a riposo dal 31 agosto

In mezzo alla gente. In prima linea nella lotta per una maggiore giustizia sociale ed ambientale. Così, in 27 anni di servizio alla guida della comunità di Mezzi Po, don Paolo Mignani ha incarnato il ruolo di parroco. Perché – spiega - «è facile predicare la Messa la domenica, ma poi bisogna agire il lunedì».
Don Paolo, possiamo dire che lascia l'abito ma non la comunità. Giusto?
«Sì, ho finito, il 31 agosto sarà il mio ultimo giorno di attività. Vado in pensione ma rimango in frazione e continuerò a dare una mano alla città a tempo determinato. È ora di cambiare, perché dopo un po' basta. Non si ha più nulla da dire».
Cosa vuol dire a tempo determinato?
«Non ho intenzione di rimanere all'infinito. Vediamo se, magari, più avanti salta fuori qualcosa di nuovo».
Quindi, è stata una sua scelta quella di andare in pensione?
«Sì. Adesso ho 76 anni. Quando ne ho fatti 75, ho scritto al vescovo per dare le mie dimissioni e in poco tempo le ha accolte. Vede, credo sia un bene per me ma anche per la gente. Ad un certo punto lo senti sulla pelle, avverti la sensazione di fare una minestra riscaldata. E io non lo sopporto».
Lei ha fatto tante battaglie sul territorio. Continuerà a portarle avanti?
«Certo. La mia storia viene dall'impegno nel mondo del lavoro e dalla scelta dei preti operai di partecipare alla vita della gente. È lì che ho imparato che la Fede o è nella vita oppure non serve. Se vuole, le faccio un esempio».
Prego.
«Se io la domenica predico la giustizia dei diritti umani, non è che lo devono fare solo gli altri. La partecipazione alla vita sociale, politica, si fa presto a dirla ma poi bisogna misurarsi. Io ho operato molto per il territorio perché lo stiamo distruggendo».
In che modo?
«Il nostro tipo di sviluppo distrugge, non utilizza. Ci sentiamo padroni del Creato e dimentichiamo che siamo usufruttuari. Si vede sempre di più la logica del consumo di suolo, si cementifica ovunque. Vuol dire soffocare il Creato. Poi, c’è la partita della Pace. L'ho gridato in tutti i modi. Tutti i partiti hanno votato per gli armamenti. Ha balbettato qualcosa solo il Movimento 5 Stelle ma gli altri sono tutti dentro. Parlano di Pace, ma armano il mondo. Come dobbiamo fare con questi politici che dicono una cosa e ne fanno un'altra?».
E questo discorso secondo Lei vale anche per Settimo?
«A Settimo sono in prima linea. Non si muove una foglia se i partiti non vogliono. Poi, con il 75% chi parla più? Sembra che facciano tutto bene. Hanno sempre ragione loro. Abbiamo 20 supermercati, ma la sindaca continua a dirmi che non è vero. Per non parlare di tutta la cementificazione su via Torino verso il villaggio Olimpia. Ma cosa ne facciamo? A me queste cose appassionano, stanno a cuore, anche se c'è un punto su cui sono estremamente debole».
Quale?
«Io sono “sanguigno” e quindi spesso passo dalla parte del torto. Questo mi spiace»,
Senta, in città l'hanno sempre definita il «parroco comunista». Come risponde?
«È un onore. Papa Francesco ha detto che non siamo comunisti, ma evangelici. I comunisti hanno avuto un loro ruolo, ma adesso non esistono più. Con un mondo che salta per aria, il Pd fa la battaglia sul salario minimo. Anche a me fa arrabbiare, ma oggi non è quello il problema. Se vogliamo essere credibili, dobbiamo fare un progetto alternativo a questo tipo di sviluppo».
In questo contesto, quale dovrebbe essere il ruolo della Chiesa?
«Dovrebbe avere più coraggio. Noi oggi raccogliamo quello che abbiamo seminato. Per anni ci siamo illusi vedendo le Chiese piene, ma sotto la brace non c'era fuoco. Bisogna ripartire con quei pochi che decidono di esserci. Una volta dicevamo “sono credente, ma non praticante” mentre adesso si deve dire “praticanti ma non credenti”».
C'è un ricordo particolare che si porta nel cuore di questi anni?
«Un ricordo vivo è la lotta per la discarica. È stato un momento di lotta per il nostro territorio vissuto nella Fede. Ho ancora il cartellone di quando avevamo fatto il Pellegrinaggio ai luoghi della discarica e dell'alta velocità. Ricordo l'evento finale, partendo da Mezzi Po. Quando siamo arrivati, abbiamo fatto un cantico laico e poi quello delle creature».
Cosa vuole dire oggi alla sua comunità?
«Direi che questi 27 anni li ho vissuti con loro con autenticità e sincerità. Nel bene e nel male, in qualche piccolo pregio e in tutti i difetti, sono stato sempre io. Ho sbagliato, soprattutto sul metodo e nel modo di fare. Ma sul merito delle questioni penso di avere tante ragioni».