Un nuovo data center al posto dell’ex acciaieria Lucchini. Questa l’ipotesi che potrebbe rilanciare l’ex acciaieria dopo oltre vent’anni.
Un data center alla Lucchini
La notizia è arrivata la scorsa settimana sul «gong» di una (doppia) Commissione consiliare dedicata alla presentazione del Documento unico di programmazione. «Sindaca, ma ci sono novità sul progetto di data center previsto alla Lucchini?», ha domandato la consigliera di Piastra Sindaca, Anna Maria Calvano, rivolgendosi alla prima cittadina Elena Piastra. «Su Lucchini c’è un tentativo di trasformazione. Ci sono state interlocuzioni importanti nel mese di luglio e l’ipotesi che c’è stata presentata è quella di realizzare un data center. La parte più delicata continua ad essere la bonifica che presenta alcune difficoltà», ha annunciato Piastra, sottolineando che «entro fine anno dovrebbe essere ultimata l’analisi di rischio».
Così potrebbe rinascere lo stabilimento industriale che in passato ha rappresentato un punto di riferimento per tutto l’hinterland torinese. Una trasformazione a lungo attesa sul territorio. «Oggi Lucchini ha bisogno in modo prioritario dell’abbattimento e della bonifica e qualsiasi sia la trasformazione credo faccia bene – ha aggiunto la sindaca in Commissione -. Ci è stato chiesto di tutelare l’altoforno e ora bisognerà provare a lavorare sulla viabilità intorno, in particolare su quella a nord in uscita dall’A4».
Il dibattito sui centri di produzione dei dati
Quello previsto al posto della Lucchini è il secondo data center che potrebbe atterrare sul territorio dopo quello di Tim in via Marisa Bellisario. Una notizia che riporta in primo piano anche il dibattito dei mesi scorsi – sollevato dalla stessa Piastra – rispetto alla necessità di avere regole più rigide per i centri di produzione di dati. «Settimo, come altre città della prima cintura di Milano, avendo molti vuoti urbani e aree in dismissione, ha ricevuto diverse richieste di trasformazione in data center – spiega -. L’assenza di regolamentazione e di leggi chiare sulla compensazione ambientale non aiuta. Nell’ultima variante del piano regolatore abbiamo inserito il riferimento alla possibilità di usare l’acqua calda dei data center immettendola nella rete del teleriscaldamento cittadino ma si potrebbe fare molto altro. Solo che è difficile che lo possa fare il singolo Comune».