La Regione Piemonte conferma il proprio impegno a difesa e valorizzazione di uno dei suoi tesori più pregiati: il tartufo. Con l’approvazione del Programma triennale 2025-2027, la Giunta regionale ha stanziato oltre 1,5 milioni di euro per salvaguardare un patrimonio che non è soltanto un’eccellenza gastronomica, ma anche un simbolo culturale riconosciuto dall’Unesco.
Tartufo, la Regione investe 1,5 milioni per la tutela
Il piano, previsto dalla legge regionale n. 16/2008, si sviluppa in quattro aree strategiche. La prima riguarda la tutela delle tartufaie naturali, con particolare attenzione al prezioso Tuber magnatum Pico, il tartufo bianco d’Alba, per garantirne la sopravvivenza di fronte alle sfide ambientali e ai cambiamenti climatici.
Un’altra area è la valorizzazione del marchio “tartufo piemontese”, con iniziative e campagne di promozione sui mercati nazionali e internazionali. Segue la sezione dedicata a innovazione e formazione, con investimenti in ricerca scientifica e programmi per formare nuovi cercatori e operatori del settore. Infine, l’organizzazione e il coordinamento delle azioni saranno affidati a un gruppo di lavoro interdirezionale per garantire un uso mirato delle risorse.
Per il 2025 sono già stati messi a disposizione quasi 700 mila euro (674.927 per la precisione), anche grazie a fondi recuperati da progetti precedenti.
«Il tartufo – sottolinea l’assessore regionale alla Tartuficoltura Marco Gallo – è molto più di una prelibatezza: è un simbolo identitario che unisce agricoltura, cultura e turismo esperienziale, con un indotto annuo superiore ai 100 milioni di euro. Difenderlo significa proteggere un patrimonio che il mondo ci invidia».
La tradizione della “cerca e cavatura”, cioè la ricerca del tartufo con l’aiuto del cane, è ancora oggi praticata con passione in molte aree del Piemonte, comprese le colline torinesi e i territori di Rivalba, Sciolze e Gassino, dove la cultura del tartufo rappresenta da generazioni un tassello importante dell’identità locale e dell’economia rurale.