La storia

Si diploma con il 100 all’età di 54 anni: «Non bisogna mollare mai»

Tra le eccellenze scolastiche dell'istituto Settimo Torinese c'è anche Massimiliano Bruson che racconta la storia di un riscatto personale

Si diploma con il 100 all’età di 54 anni: «Non bisogna mollare mai»

Si diploma con il 100 all’età di 54 anni. Tra le eccellenze scolastiche dell’istituto Settimo Torinese c’è anche Massimiliano Bruson che ha conseguito l’esame di Maturità ottenendo il massimo del punteggio.

Si diploma con il 100 a 54 anni

 Un papà «secchione» ma anche un esempio di coraggio per chi ha paura di «buttarsi» e a cui dice «non mollate mai, perché non c’è un’età in cui arrendersi». È questo il messaggio che lancia Massimiliano Bruson, 54 anni, tra le eccellenze scolastiche che si sono diplomate all’Istituto Settimo Torinese con il massimo dei voti. Quella che racconta Bruson è la storia di «un riscatto personale» e di una ritrovata «libertà» nonostante le sue difficoltà nell’apprendimento.

«Nel curriculum il diploma mi mancava e così ho deciso due anni fa di iscrivermi ai servizi commerciali dell’ex Galileo Ferraris – racconta -. Per conciliare gli studi con il lavoro, in questi anni mi svegliavo sempre alle cinque per fare il turno di mattina, in modo tale da poter seguire le lezioni il pomeriggio. È stato impegnativo, faticoso, ma è un viaggio che rifarei altre cento volte».

Un percorso per certi versi simile a quello di Marinella Guglia, 61 anni, che abbiamo raccontato su queste pagine la scorsa settimana, e con cui Massimiliano ha condiviso l’esperienza tra i banchi di scuola. «Andavamo nella stessa classe, entrambi siamo usciti con 100, e praticamente siamo stati gli zii di tutti. Anche di alcuni docenti molto più giovani di noi», sorride Bruson, sostenuto dalla famiglia che, dopo il cento, si è affrettata a festeggiare il papà «secchione» (così come riporta la scritta sulla torta preparata dai figli).

E quel «cento» sul tabellone finale per Bruson ha un valore ancora più profondo. «Ho dei disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa), un tema di cui mi sono sempre occupato. Non a caso, 18 anni fa a Settimo ho fondato un’associazione insieme ad un gruppo di genitori per sensibilizzare l’argomento. Ci tenevo a fare un bell’esame perché era una forma di riscatto per chi non ci credeva, ma non mi aspettavo il massimo del punteggio. Quando ho visto il 100, è stata una festa grande», ha esultato Bruson, che definisce il diploma «la libertà che mi mancava». «Alcuni pensavano fossi matto, altri mi dicevano “io non lo farei mai” ma io spero che la mia storia possa essere uno sprono a non mollare mai – afferma -. E spero possa essere un messaggio per i Dsa e che sono stati costretti a mollare perché non hanno trovato l’ambiente giusto. Io sono stato fortunato».

Il ringraziamento alla scuola

Ed è proprio alla scuola che Bruson dedica il suo ringraziamento finale in una lettera inviata alla nostra redazione.

«Voglio ringraziare profondamente la dirigente scolastica Cristina Reinero per aver saputo creare, e mantenere, un ambiente accogliente e rispettoso, dove ogni studente viene visto nella sua unicità. In questa scuola non mi sono mai sentito “in difficoltà” ma accolto, capito, accompagnato. Un grazie di cuore va a tutti i professori che con grande professionalità e competenza hanno saputo andare oltre il programma, mostrando una straordinaria sensibilità anche verso i Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Mi sono sentito supportato, mai giudicato, e soprattutto valorizzato per ciò che posso dare, con i miei tempi e i miei modi – scrive Bruson –. La vostra presenza, il vostro incoraggiamento e il vostro modo di spiegare mi hanno lasciato un segno profondo. Non dimenticherò mai la calma con cui mi avete aspettato, la fiducia che mi avete trasmesso, e il sorriso con cui mi avete fatto credere che ce la potevo fare. Un pensiero affettuoso anche al personale Ata, sempre gentile, rispettoso e presente. Anche un semplice saluto nei corridoi, o un sorriso al momento giusto, può fare tanto. E con voi, quei piccoli gesti hanno fatto la differenza. A tutti voi, grazie – conclude –. Grazie per aver creduto in me, anche nei giorni in cui io stesso facevo fatica a farlo. Porterò sempre con me questa esperienza, come un dono prezioso».