Assemblea

Settimo Torinese protagonista a Roma con la Rete dei Comuni Sostenibili

Insieme a Piacenza, la città è la prima ad aver avviato la “fase due” della sperimentazione, quella che fissa i risultati da raggiungere per il 2030

Settimo Torinese protagonista a Roma con la Rete dei Comuni Sostenibili
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Giovedì 6 e venerdì 7 marzo a Roma si è svolta l'assemblea nazionale della Rete dei Comuni Sostenibili, di cui Settimo Torinese fa parte.

Rete dei Comuni Sostenibili: Settimo a Roma con la sua "fase 2"

L'evento raggruppa numerosi amministratori di tutta Italia e punta a rafforzare la Rete, nata per promuovere il principio della sostenibilità nell'ambito della gestione del territorio, in particolare il raggiungimento degli obiettivi dell'agenda 2030 dell'ONU. Una sostenibilità intesa in senso ambientale ma anche sociale e finanziario. A rappresentare il Comune di Settimo erano presenti gli assessori Alessandro Raso e Arnaldo Cirillo.

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La Rete si occupa, fra le altre cose, di redigere per ciascun ente aderente un rapporto di sostenibilità che analizza il territorio e i risultati ottenuti da vari punti di vista (consumo di suolo, mobilità, strumenti di welfare, equilibri finanziari e altro). Dunque fornisce uno strumento con il quale gli amministratori possono indirizzare le politiche di governance del territorio.

Settimo città pioniera della sperimentazione

Il Comune di Settimo è stato protagonista dell'ultima assemblea anche per il proprio ruolo di sperimentazione: insieme a Piacenza, infatti, la nostra Città è la prima ad aver avviato la “fase due” della sperimentazione, quella che fissa i risultati da raggiungere per il 2030 in relazione agli obiettivi di sostenibilità.

«Con questa scelta ci siamo impegnati a dare più concretezza possibile al proposito di rendere sostenibile la gestione di un territorio – illustra l'assessore Alessandro Raso – Fissare l'obiettivo è complesso, perché occorre coniugare realisticamente risultati indubbiamente ambiziosi e la necessaria pragmaticità che si scontra con tutti i limiti che impattano sui nostri Comuni. Facciamo un esempio: con il nostro ultimo piano regolatore abbiamo ridotto l'edificabilità di oltre 250mila metri quadrati, coerentemente con il nostro obiettivo di riduzione del consumo di suolo. Ma ridurre l'edificabilità implica abbattere pesantemente gli oneri di urbanizzazione che sono ormai la principale fonte di investimento rimasta ai Comuni. Con quelle risorse paghiamo manutenzioni, opere pubbliche, eccetera. Il principio per cui il Comune incassa se costruisce va, se non ribaltato, quantomeno mitigato. Occorre introdurre a livello governativo un meccanismo di premialità a chi investe nella tutela del suolo. Anche per questo è utile il lavoro della Rete: è qui che dobbiamo avviare il dialogo istituzionale per ottenere obiettivi fondamentali per il bene comune».

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