Scopel e Pelella, il caso del River diventa politico
Velardo: «Ma non in casa nostra»
Dalla piazza alle segreterie il passo è breve: ora dal terreno di gioco si passa al «Var» per capire se l'affaire del campo da calcio «Valla» è un gol oppure un'autorete di alcune forze della maggioranza.
Scopel e Pelella, il caso del River diventa politico
Le dichiarazioni – a tratti quasi illazioni - di Gino Pelella hanno una valenza politica non indifferente se si considera che il presidente del River 1951 nella scorsa tornata elettorale figurava tra i candidati dei Moderati. E dunque in una lista a supporto di Elena Piastra e di quella stessa Amministrazione di Settimo Torinese che adesso, secondo Pelella, «è in pieno torto e sta gestendo la situazione sport senza una logica», in modo «imbarazzante», concedendo una proroga «ad una società misteriosa (l’Eureka rugby, ndr) uscita dal nulla».
Parole al vetriolo che non possono passare inosservate e che, a livello politico, mettono in luce il rischio di qualche scricchiolio all'interno della maggioranza. Un pericolo che Pino Velardo, segretario dei Moderati, ha voluto immediatamente scongiurare. «Non credo si possa parlare di caso politico o, perlomeno, non si gioca di certo in casa Moderati – chiarisce Velardo –. Pelella è stato un candidato nella nostra lista, e prima ancora lo fu nel 2014 (in allora non ero io il Segretario). La campagna elettorale e l'esperienza che abbiamo condiviso avevano come unico punto il programma della coalizione, con lui come con gli altri candidati della lista. Subito dopo le elezioni, come spesso accade, il nostro gruppo si è riorganizzato e Pelella, per scelta, non ne fa più parte da tempo. La vicenda riguarda quindi solo la Polisportiva e chi a vario titolo, dirigenza e affiliati, ne fa parte». Dunque, archiviata la sbornia elettorale, Pellela, che alle elezioni ha ottenuto 64 preferenze (quinto candidato più votato tra i Moderati, ndr), ha deciso di ritirarsi dalla scena politica. Un passo indietro anche da quella Amministrazione con cui, ormai, è ai ferri corti.
Ma Pelella non è (a questo punto, era) l’unico punto di collegamento con la maggioranza. Lo lascia intendere lo stesso Velardo, quando allontana il caso politico da casa dei Moderati e quando parla di una vicenda che riguarda «dirigenza e affilliati». Leggendo tra le righe, è verosimile pensare che quello del segretario dei Moderati non sia stato un passaggio casuale. Spulciando infatti l’organigramma del River Settimo, balza all’occhio un altro nome noto ai piani alti di Palazzo Civico. Si tratta di Alessandro Scopel, consigliere del Pd, che da questa estate è il nuovo coordinatore societario della polisportiva. Un annuncio arrivato lo scorso 25 giugno (dopo poche settimane dal voto, ndr) e sigillato con uno scatto pubblicato sui social che ritrae Scopel con il presidente del River, Alessandro Biondi.
Un filo rosso, quello tra Scopel, la polisportiva e la maggioranza di governo, che desta qualche perplessità rispetto alla piega attuale della vicenda. «Forse, se davvero c’è un caso politico, non è tanto da cercare nei Moderati ma nel Partito Democratico», mormorano i ben informati. Morale? Che sia Pelella o Scopel, sta di fatto che «l’affaire Valla» ormai non si limita al rettangolo di gioco. La partita più difficile, come dimostrano gli affondi di queste settimane, si sta giocando in tribuna. Più precisamente in quella politica.