Primo bilancio

Saldi, si parte timidamente. Ma la fiducia è tanta

L’Ascom invoca l’impegno delle amministrazioni locali e della politica per evitare di veder spazzate via decine di piccole e medie imprese

Saldi, si parte timidamente. Ma la fiducia è tanta
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Saldi, si parte timidamente. Ma la fiducia è tanta.

Saldi

Circa 150 euro a testa. E’ questa la stima di spesa pro-capite per questa stagione invernale di saldi. Tanto che verrebbe da chiedersi quanto senso abbia ancora organizzare un momento di scontistica di questo genere. Se lo chiedono in tanti, almeno il 50% degli operatori commerciali che stanno ancora facendo i conti con la crisi pandemica iniziata ormai due anni fa. Basta fare un giro per i centri storici delle nostre città e dei nostri paesi. Sono persin pochi gli operatori che hanno deciso di investire risorse per allestire vetrine promozionali.

L'intervento dell'Ascom

«Tanto tutti lo sanno che in questi giorni ci sono i saldi, che senso ha spendere soldi per comprare vetrofanie ad hoc, siamo in ginocchio dopo mesi di vuoto economico, chi ce lo fa fare», chiosa neanche troppo timidamente qualcuno.
Lo sanno bene anche i vertici delle associazioni di categoria. «I commercianti del settore dell’abbigliamento - spiega la presidente Ascom Maria Luisa Coppa - arrivano da quattro stagioni andate completamente “in bianco”, sono esausti sia dal punto di vista economico che morale. Questa potrebbe essere una delle interpretazioni da offrire». Ma nonostante questo c’è un certo grado di fiducia che non deve essere in alcun modo sottovalutato. «In questi primi giorni di saldi - spiega Coppa - i risultati ci sono stati, soprattutto per quel che riguarda proprio il mondo dell’abbigliamento, uno dei settori merceologici che in questi ultimi anni hanno patito particolarmente la crisi dei consumi. E’ merito degli sforzi che hanno fatto tantissimi operatori dei centri storici del nostro territorio. Hanno lavorato in prima personale per mettere in sicurezza i locali, per garantire la massima protezione ai clienti. Si sono formati, hanno investito finanze di tasca propria e i risultati ci sono stati: i clienti hanno riconosciuto loro la massima fiducia e per questi primi giorni di acquisti scontati si sono rivolti proprio a loro, piuttosto che alla grande distribuzione». «Nonostante - sottolinea Coppa - negli ultimi due anni le abitudini dei consumatori si siano radicalmente trasformate. C’è stata una forte contrazione degli acquisti di capi d’abbigliamento specifici. Basti pensare al fatto che da molto tempo non vediamo più nelle vetrine dei negozi abiti da sera o capi-spalla particolari. La pandemia, avendo ridotto la nostra socialità, ha influito anche su un certo tipo di prodotto».

La richiesta alle Amministrazioni

Ma come si può uscire da questo «empasse»? «E’ evidente che le amministrazioni locali e la politica nazionale debbano fare la propria parte. Bisogna tornare a concentrarsi sui negozi di vicinato, su quelle realtà di piccole e medie imprese che popolano i centri storici delle nostre città e dei nostri comuni. Non possiamo permettere che l’assenza di azioni in loro favore possa trasformarsi nella perdita di un tessuto economico così importante per i nostri territori. Non possiamo permetterci di trovarci con i centri storici in balìa della desertificazione commerciale». «I saldi stanno diventando ormai la ricerca di qualcosa che manca nei propri armadi, non c’è più la corsa all’occasione tipica di qualche anno fa. E’ per questo che tutti gli attori interessati devono lavorare di concerto per migliorare le cose. Noi commercianti ce la mettiamo tutta e siamo sufficientemente fiduciosi rispetto a questa stagione di saldi che speriamo che possa essere migliore delle precedenti, ma abbiamo bisogno - per farcela - dell’aiuto di tutti».

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