Gassino Torinese

Quando un tempo c’era Corona Grossa, lo storico albergo cittadino

La storia di una struttura che è stata importante per la città.

Quando un tempo c’era Corona  Grossa, lo storico albergo cittadino
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Quando un tempo c’era Corona Grossa, lo storico albergo cittadino.

Albergo Corona Grossa

Affacciandosi alla finestra e osservando le strade deserte e silenziose è difficile da credere, ma c’è stato un tempo in cui la città di Gassino era meta di soggiorni estivi. Un tempo in cui gli abitanti delle città venivano a Gassino per godere della pace, del verde e del fresco del sufiet, il venticello che la sera stempera il caldo. Era l’epoca dei fasti dell’hotel Corona Grossa, che tra le sue mura ha avuto ospiti illustri e pranzi sontuosi.

La storia

«L’albergo è stato aperto da un trisavolo nel 1850 - ricostruiscono la storia Maggiorino e Anna Vittone, i nipoti dell’ultimo titolare -, ma lo stabile, che prima era un mulino, è molto più antico e risale almeno al 1700. Da subito i nostri avi lo hanno chiamato Corona Grossa e in zona era noto soprattutto per essere un punto di ristoro dove fare il cambio dei cavalli. Nel cortile c’era il rimessaggio, che permetteva ai cavalieri che transitavano tra Casale e Torino di lasciar riposare l’animale mentre consumavano il pranzo».

La struttura

Lo stabile comprendeva tre ampie camere e un rinomato ristorante. Ultimo albergatore fu Maggiorino Vittone, classe 1890 e cuoco sopraffino, affiancato dalla moglie Lucia Chiesa e dal figlio Bartolomeo. «Venivano da ogni luogo a mangiare qui - proseguono Anna e Maggiorino, che ha preso il nome dal nonno e di quel tempo conserva ricordi lontani ma vividi -. Tra i frequentatori c’erano il conte Revel, i Sobrero, il re Umberto e il senatore Agnelli. Infine, ci ripeteva spesso il nonno, anche l’ultimo re d’Italia Vittorio Emanuele III si sedette al tavolo del Corona Grossa». Tavolo che gli eredi di Maggiorino Vittone conservano come una reliquia. «Il nonno era rimasto orfano ad 11 anni, ma il grave lutto non lo ha fermato: aveva questa attività nel sangue e subito ne prese le redini. Era inoltre molto bene inserito in paese e noto per la sua generosità. È stato vice podestà, presidente dell’ex Ospedale, priore dalla Confraternita dello Spirito Santo, ma soprattutto uomo di cuore che amava ospitare i pranzi della Società operaia e aiutare altri ristoranti».
L’attività ha chiuso nel 1940. Maggiorino, ormai anziano, era intimorito dalla guerra che incombeva e dal timore che potesse portare all’albergo un drammatico periodo di magra. I suoi nipoti a lungo hanno sognato di rimette in piedi l’attività ma «Non ne abbiamo avuto la possibilità». Di Corona Grossa oggi rimane la storica facciata, identica a quella di un tempo, e le mura cariche di ricordi.

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