Ospedale di Settimo in vendita: che fine faranno i circa 140 dipendenti?
Le parti sociali chiedono una puntuale risposta alle istituzioni sul destino dei lavoratori e delle loro famiglie
I sindacalisti di tutte le sigle lo scorso venerdì 17 marzo si sono riuniti davanti al Municipio di Settimo. La priorità è risolvere uno dei temi più annosi rispetto alla vicenda dell’asta pubblica per la vendita dell’ospedale civico di Settimo. «Che fine faranno i circa 140 dipendenti che attualmente lavorano in via Santa Cristina?». Questa è la domanda che rimbalza tra gli addetti ai lavori da quando è emersa la notizia della pubblicazione del bando dell’asta pubblica.
I protagonisti seduti al tavolo
Preoccupazioni che sono state espresse proprio nel corso dell’incontro che si è tenuto nel palazzo Comunale e che ha visto sedere di fronte le parti sociali, la sindaca Elena Piastra, l’assessore al lavoro Daniele Volpatto, quello alle politiche sociali Angelo Barbati e il direttore generale Stefano Maggio.
Tutti insieme allo stesso tavolo. Non come successo, invece, lo scorso lunedì quando in Regione si è tenuto un incontro al quale il Comune di Settimo, non tanto quanto parte politica, ma quanto socio pubblico, l’Amministrazione non era neanche stata invitata.
"Mancano garanzie"
«La nostra preoccupazione - spiega Tiziana Tripodi, punto di riferimento per Cisl Fp - è rispetto alle mancate garanzie, con la vendita dell’ospedale sul personale attualmente in servizio e alle dipendenze della società Cm Service. Abbiamo chiesto di riepilogarci la posizione della Città di Settimo».
«La sindaca - continua Tripodi - ci ha chiarito la posizione del Comune di Settimo, fornendoci anche i relativi atti, che possono documentare la posizione che è stata espressa nel corso delle assemblee dei soci».
L'obiettivo ora, anticipa la sindacalista, è quello di ottenere, nel più breve tempo possibile un incontro alla presenza del Presidente della Regione Alberto Cirio.
Il problema è la vendita tramite asta
Settimo, in questo senso, anche nel corso delle dure e talvolta violente discussioni in Consiglio comunale ha sempre difeso la sua posizione, quella contraria alla vendita tramite asta - così si apprenderebbe dai documenti - che non avrebbe garantito le clausole sociali per il personale fornitore del servizio. Ed effettivamente così è nel bando di asta pubblica.
Solo 13 i posti garantiti
Gli unici posti «garantiti» sono quelli per i dipendenti amministrativi di Saapa, 13 unità. Sempre dagli atti, denunciano i sindacati «emerge di parere contrario la Regione che si esprime tramite le Asl asserendo che la cessione a terzi “garantirebbe la possibilità di inserire clausole sociali atte a preservare, all’interno del presidio, le figure professionali del comparto, e anche i dipendenti del contratto privatistico di Saapa Spa”».
Cosa che evidentemente non è accaduta e oggi, cambiare una gara che è stata pubblicata risulta assolutamente difficile. Come si fa a tornare indietro o a inserire in itinere una clausola sociale che sia a garanzia di tutti i lavoratori?
L'esempio dell'ospedale Valdese di Torino
Anche in questo senso l’Amministrazione aveva guardato con favore al modello dell’assorbimento, così come fu per l’Ospedale Valdese di Torino. Una procedura che, con un provvedimento straordinario, avrebbe consentito non solo la continuità del servizio ma anche e soprattutto quella salvaguardia dei posti di lavoro che oggi sembrano essere sempre più a rischio. Così come, del resto, avevano fatto i sindacati che non avevano escluso questa ipotesi che, seppur per poco tempo, era stata inserita nel ventaglio delle ipotesi per il futuro dell’ospedale settimese.
Poi, ancora, ci fu la procedura per la selezione del personale da «internalizzare» in Saapa che fu proposta dall’allora amministratore unico e oggi liquidatore Alessandro Rossi. Oggi il punto è proprio questo. Da un lato si vocifera che sia stata l’Amministrazione di Settimo a imporsi in senso opposto. Dall’altro c’è una sentenza del Tribunale di Torino che bloccò, di fatto, la procedura dopo un ricorso avanzato dalla Cooperativa Frassati.