"Noi, sfruttati per i lavori che nessuno vuol più fare e pagati non si sa quando"
Il calvario di alcuni "Cantieristi" del Comune di Settimo, alle prese con le lunghe tempistiche dei sussidi
Sessanta giorni di ritardo per i pagamenti dello stipendio, pari ad una retribuzione di 5,25 euro netti all'ora. È il calvario di alcuni «Cantieristi» del Comune di Settimo che si sono rivolti al nostro settimanale La Nuova Periferia.
La protesta dei "cantieristi" di Settimo
Il problema in questione sono le tempistiche variabili dei sussidi previsti per chi fa parte dei Cantieri Lavoro, una misura di politica attiva promossa dagli enti locali che prevede l'inserimento lavorativo di persone disoccupate in attività di servizio pubblico.
«Noi abbiamo iniziato ad ottobre all'interno del progetto rivolto agli over 58», raccontano Raffaella e Albino, due cantieristi del territorio impegnati nel programma volto ad accompagnare i lavoratori alla pensione. «In un anno, però, maturiamo meno di sei mesi di contributi», specificano, sottolineando che «i versamenti contributivi sono una cifra irrisoria e, paradosso, non permettono l'integrazione con versamenti volontari».
«I cantieri non sono un contratto di lavoro anche se dal nome si potrebbe essere tratti in inganno. Le tutele sono pari a zero: nessun diritto alla malattia, nessun giorno di ferie, nessuna festività infrasettimanale pagata e nemmeno recuperabile. I pagamenti avvengono sotto la voce "sussidio" ma se stai male un giorno non vieni retribuito. Quale sussidio viene decurtato se sfortunatamente ti ammali? O ancora, chi è che percepisce un sussidio ma non sa quando lo prende?», domandano i cantieristi in un incontro con La Nuova Periferia. E infatti, oltre all'assenza di tutele, devono fare i conti anche con i ritardi nei pagamenti erogati dall'Inps.
I bonifici: "Dai 40 giorni ad un tempo indefinito"
«Abbiamo da sempre problemi e il punto è che non c'è mai una data certa. Le tempistiche dei bonifici sono variabili: dai 40 giorni ad un tempo indefinito. Tutto ciò non permette alcuna programmazione delle spese familiari», lamentano Raffaela ed Albino che a fine maggio attendevano ancora il bonifico delle ore lavorate a marzo.
«Se avessimo la partita Iva – argomentano -, saremmo abituati ad essere pagati ogni 60 giorni ma di certo non con una fattura di 500 euro. Con 5,25 euro netti all'ora non puoi neanche permetterti di avere un mal di pancia, perché non ti pagano l'assenza». Ritardi segnalati agli enti di competenza, «ma ci ha considerato solo il Comune di Settimo che ringraziamo. Però, il Comune può limitarsi a sollecitare la Regione».
L'iter propedeutico al pagamento, infatti, prevede la presa visione del mese da parte del responsabile e dell'amministrazione del servizio che ha in carico i cantieristi, il controllo delle ore dell’ente locale e il passaggio della documentazione alla Regione che deve dare il via libera all'Inps per il versamento dell'indennità.
"Dalla Regione nessuna risposta"
«Questo vuol dire che se la Regione tarda, noi dobbiamo aspettare – sintetizzano Raffaella e Albino -. Abbiamo segnalato all'assessorato regionale il problema, ma nessuno si è mai degnato di dare una risposta».
Silenzi che gettano nello sconforto i cantieristi. «Tutte le forze politiche ed i sindacati fanno un gran parlare di dignità del lavoro – scrivevano in una prima mail girata alla nostra redazione -. Si dibatte sui salari poveri e quant'altro, fermandosi alle parole. I cantieristi sono differenti, possono essere sfruttati, pagati senza certezza della data, utilizzati per i lavori che nessuno vuole fare, talvolta completamente ignorati, sentendosi un male necessario a cui gli enti ospitanti non possono dire di no. Spesso, invece, sono persone molto qualificate: laureate, con esperienze lavorative di tutto rispetto, con conoscenza di lingue straniere o imprenditori di lunga data che hanno avuto la sfortuna di trovarsi inoccupate in età molto adulta».