Nessun recupero in vista per la "Madonnina" di via Milano
"Le condizioni della chiesetta non la rendono facilmente recuperabile" fa sapere il Comune in merito all'edificio danneggiato da un autocarro nel 1968

All'imbocco di via Milano, superata la rotonda vicino al cimitero, (semi)coperta dai ponteggi posizionati per ragioni di sicurezza, si intravede la chiesetta campestre, di proprietà comunale, che i settimesi conoscono con il nome di «Madonnina».
Nessun recupero per la "Madonnina" di via Milano
Come si apprende dalla ricostruzione riportata in diversi testi di storici del territorio, l'edificio è stato «demolito» accidentalmente nel 1968 quando, complice una giornata di nebbia, un autocarro lo rase al suolo e sfregiò l'intera facciata.
Fin da subito, sia per l'entità del danno ma anche per alcune valutazioni artistiche, è apparso difficile il restauro integrale. L’incidente ha così compromesso un simbolo importante per la zona, a lungo abbandonato alle erbacce e all'incuria generale. E ancora adesso, nonostante il passare degli anni, sono tante le persone che si interrogano sul futuro della chiesetta di cui «sopravvive» la preziosa statua della Vergine, conservata all’interno di una parrocchia vicina.
Il futuro della chiesetta
Nonostante siano passati anni dal tragico incidente che ha colpito la cappella, qualcuno continua a sperare che per la chiesa ci possa essere una seconda vita. E una possibilità di restauro per garantire non solo il decoro della Madonnina ma anche della zona. Proprio su via Milano sta per essere inaugurato il nuovo Dado che segna il rilancio dell’intero quartiere. Per alcuni, dunque, è un peccato a pochi passi di distanza imbattersi in un simbolo storico destinato a restare un cimelio abbandonato a se stesso.
Interpellata sulla questione, infatti, per ora Palazzo Civico non appare possibilista sul restauro della cappella. «In questo momento non ci sono progetti di recupero – conferma il Comune – perché purtroppo le condizioni della chiesetta, ormai da molti anni, non la rendono facilmente recuperabile».
La storia
Non ci sono grandi informazioni rispetto all'anno di origine della Madonnina, ma pare possa risalire al Seicento, periodo storico in cui la chiesa era conosciuta con il titolo «Madonna del Pilone», probabilmente – ipotizza in un suo testo Silvio Bertotto – perché la cappella è stata costruita su un antico pilone votivo. Ma «Madonna del Pilone» non è l'unico nome di battesimo della chiesa, denominata anche del «Romitorio» per la presenza di eremiti laici che avrebbero a lungo accudito la cappella.
Incrociando alcune informazioni, sono queste le principali radici della «Madonnina» che ha vissuto il suo periodo d'oro quando i coniugi Dalmasso, nel 1763, hanno donato alla chiesetta alcuni terreni, istituendo così un beneficio ecclesiastico e l'obbligo della celebrazione di tre Messe settimanali. Il cappellano era di nomina dei discendenti dei Dalmasso e in loro assenza del Comune di Settimo. Ed è stato proprio il Comune – come riporta Domenico Caccia – a deliberare poi il passaggio dei beni della Madonnina alla Congregazione di Carità, segnando così il lento declino della chiesa. Provvidenziale l'intervento della Conferenza settimese di San Vincenzo de Paoli che ha «rispolverato» il ruolo della cappella, occupandosi della sua «ufficiatura festiva» in favore dei numerosi immigrati che trovarono domicilio attorno al santuario.
La tradizione settimese, infine, rispetto alla storia della Madonnina narra la visita di Papa Pio VI che, nel 1799, poco prima di morire in esilio, avrebbe sostato brevemente nella cappella.