L'istituto di Settimo Torinese contro l'autonomia differenziata delle Regioni
l collegio docenti ha dichiarato lo stato di agitazione permanente, impegnandosi a contrastare l'entrata in vigore della legge e a promuovere la salvaguardia della scuola pubblica
Dall'Istituto Settimo Torinese, nato dalla «fusione» tra l'ex 8 Marzo e il Galileo Ferraris, si solleva un «no» unanime contro l'autonomia differenziata delle regioni.
Nella foto la dirigente Cristina Reinero
L'istituto di Settimo Torinese contro l'autonomia differenziata
Anche a Settimo Torinese da alcune settimane si discute di autonomia differenziata, ossia la legge (pubblicata in Gazzetta ufficiale nel giugno 2024) presentata dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, della Lega e che vede come suo fulcro la riforma del titolo V della Costituzione del 2001, in base a cui le regioni possono chiedere allo Stato competenza esclusiva su 23 materie di politiche pubbliche. Una legge che ha visto una importante mobilitazione popolare che ha permesso di raccogliere un milione e 291mila firme per il quesito referendario.
La posizione della scuola settimese è emersa attraverso una specifica mozione approvata dal collegio docenti che si è svolto lo scorso 28 ottobre e votata favorevolmente da tutti gli insegnanti eccetto uno. «Nella mozione – si legge in una nota diffusa dall'istituto - i docenti ricordano che la Costituzione Italiana stabilisce i principi fondamentali della libertà di insegnamento, dell’accesso all’istruzione gratuita per tutti e il ruolo centrale dello Stato nell’assicurare un sistema educativo equo e inclusivo».
Le ragioni dei docenti
«Tali principi – aggiunge la dirigente scolastica, Cristina Reinero - sono fondamentali dal momento che garantiscono pari opportunità, indipendentemente dalle condizioni economiche e territoriali degli individui. Sono i pilastri della nostra democrazia». Oltre al progressivo impoverimento delle risorse finanziarie e umane nel settore dell’istruzione, a preoccupare – come sottolinea il professor Puccio – è anche la «crescente disuguaglianza tra le scuole, senza sostegno adeguato per le istituzioni situate in aree economicamente e culturalmente svantaggiate».
Nella mozione i docenti sottolineano come «in nome di una presunta maggiore vicinanza al territorio e di una gestione più redditizia delle risorse, la riforma propone una riorganizzazione radicale del sistema scolastico, che il Collegio Docenti considera dannosa e contraria ai principi costituzionali. La crescente delega di competenze alle Regioni potrebbe favorire una graduale privatizzazione del sistema educativo, con conseguenze gravi sulla qualità dell'insegnamento e sull'equità di accesso». Per l’istituto Settimo Torinese, infatti, con il trasferimento di competenze alle Regioni, «lo Stato rischia di perdere la sua funzione regolatrice e di garante dell’unitarietà del sistema scolastico, rendendo sempre più difficile assicurare standard comuni di qualità nell’istruzione e nella formazione».
Dichiarato lo stato di agitazione
Per questo motivo, il collegio docenti ha dichiarato «lo stato di agitazione permanente, impegnandosi a contrastare l'entrata in vigore della legge e a promuovere la salvaguardia della scuola pubblica, considerata un baluardo essenziale della democrazia italiana. Per raggiungere questo obiettivo – conclude la nota -, il Collegio si propone di sensibilizzare studenti e genitori attraverso attività informative e invita tutti a firmare per la richiesta di un referendum abrogativo».