Storia

Laura e quella diagnosi che non ferma la sua voglia di vivere: "Esiste il qui e ora"

La toccante testimonianza di una giovane mamma settimese che da alcuni anni convive con un tumore

Laura e quella diagnosi che non ferma la sua voglia di vivere: "Esiste il qui e ora"
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Le parole di Laura Bego, 36enne di Settimo Torinese, paziente oncologica metastatica, colpiscono nel profondo. Così come i suoi occhi: colmi di un’esperienza inaspettata e di una grande consapevolezza di quanto la vita sia preziosa.

Il racconto

Laura non ha mai avuto problemi di salute. All’età di 33 anni si è accorta di avere un nodulo al seno grazie all’autopalpazione. Quel nodulo tenuto a bada per un po’ e che nel 2020 è diventato maligno.

Lo ha raccontato al convegno “Un’amica preziosa chiamata Prevenzione” ospitato nella Biblioteca Archimede, organizzato per sensibilizzare soprattutto le donne più giovani sul tema di diagnosi precoce del cancro al seno.

Laura è una mamma e il suo primo pensiero è stato il suo bambino, che al momento della diagnosi aveva 6 anni. «Stavamo vivendo un momento di cambiamento: una nuova scuola, l’ambientamento» ci racconta Laura. «Non sapevo neppure quanti mesi ancora avrei vissuto. Sono stati periodi molto difficili da affrontare».

La diagnosi e le terapie

A Laura è stata diagnosticata una forma tumorale che si nutre di ormoni: «Al momento sto seguendo una terapia anti-ormonale che mi ha provocato una menopausa precoce. Oltre a questa sto procedendo con un trattamento chiamato “inibitore delle cicline”, che serve a frenare la crescita del tumore». Questa terapia le sta regalando tempo e stabilità. «Ora il tumore c’è ma è fermo da tre anni» continua Laura. «So però che queste terapie dopo qualche tempo non funzioneranno più e il tumore riuscirà a svilupparsi comunque».

Nonostante le grandissime difficoltà incontrate, Laura ha cercato in ogni modo di reagire informandosi sulle terapie sperimentali e su percorsi alternativi da affiancare a quelli che sta già seguendo: «Grazie ai social sono entrata in contatto con un gruppo di donne che si trovano nella mia stessa situazione, “Oltre il nastro rosa”. Questo gruppo dà voce alle donne per cui la diagnosi precoce ha fallito, e a tutte quelle donne che purtroppo non ce l’hanno fatta. Ci diamo coraggio, ci scambiamo informazioni su nuovi farmaci che possano regalarci tempo in più da vivere. E ci battiamo affinché si vada avanti con la ricerca per il tumore metastatico. Vorremmo una cura che possa “cronicizzare” la malattia, che permetta cioè alle persone di morire di altro, non più di tumore. Ogni anno, in occasione della Giornata nazionale del tumore metastatico al seno del 13 ottobre, cerchiamo di essere presenti in prima linea organizzando delle manifestazioni e degli incontri a Roma».

Il Cammino del Salento

“Oltre il nastro rosa” non è l’unica realtà che la sta sostenendo in questo percorso: «Quest’anno ho partecipato al progetto “Metadinamiche” creato dall’Associazione Onconauti di Bologna che si occupa di “percorsi innovativi di riabilitazione olistica integrata, con l’utilizzo di tecniche mente-corpo”. Queste terapie vanno ad affiancare la terapia farmacologica che si sta seguendo e danno ulteriore beneficio. Mi piacerebbe che Onconauti fosse presente anche sul nostro territorio».

Il 9 ottobre scorso l’Associazione Onconauti ha organizzato un “Cammino del Salento”: «Il viaggio è stato pensato per le donne con tumore al seno metastatico che, insieme a medici e operatori specializzati in terapie integrate, sono partite per questo viaggio di 5 giorni, accompagnate da due videomaker. E io sono partita con loro.
La mattina camminavamo, al pomeriggio venivamo seguite dalla psicologa, facevamo yoga e meditazione. È stato davvero emozionate: si è creata una bella energia tra noi donne ma soprattutto tra noi e i medici. Eravamo tutti sullo stesso piano, non c’era più quel muro medico-paziente. Il 13 gennaio uscirà un’anticipazione del docufilm del Cammino: l’esperienza di ognuna delle pazienti, un nuovo punto di vista, una nuova visione della malattia».

E poi è arrivata l’Associazione Olos: «Olos è una realtà che ha sede a Collegno, che mi ha portato ad avere maggiore consapevolezza della malattia. Mi ha aiutata tantissimo ad uscire dalla disperazione, a trarre il buono anche da questo. Mi è stato spiegato che tutto ha senso, solo che a volte non abbiamo gli strumenti per capirlo subito».

"Non sono il mio tumore"

Oggi Laura vive la sua vita con più coscienza: «Il tumore fa parte di me ma oggi so che io non sono “solo” il mio corpo. Sono anche altro. Ho lavorato tantissimo su questo mio approccio interiore, anche per metabolizzare la malattia e per conviverci. Per me è importante il “qui e ora”, non esiste passato e non esiste futuro. È così per tutti. Malgrado tutto sono arrivata ad accettare questo mio percorso di vita: per alcuni è più lungo, per altri è più corto. Ho capito che bisogna vivere appieno questa vita perché è bellissima. Oggi ne sono consapevole. Probabilmente tra 10 anni non ci sarò più: mio figlio si ritroverà a vivere e a crescere senza di me ma sono sicura che troverà la sua strada nonostante la mia assenza».

Laura ci ha spiegato che le statistiche parlano di “sopravvivenza dal tumore” per quelle pazienti che guariscono dopo 5 anni dalla diagnosi e che rappresentano circa l’80%. In realtà moltissime di loro si ammalano nuovamente anche dopo 10-12 anni scoprendo le metastasi.
Ecco perché la diagnosi precoce è fondamentale per intervenire prima che sia troppo tardi.
La ricerca per i tumore metastatici e l’accesso alle cure sperimentali rimangono comunque l’unica ancora di salvataggio per tutte le pazienti di ogni età, perché possano avere la speranza concreta che ci sia ancora il tempo di vivere questa vita.

Laura invita infine tutte le giovani donne ad avere il coraggio di chiedere aiuto. E di ascoltarsi nel profondo, di ascoltare il proprio corpo: «Ascoltarti ti renderà libera».

Commenti
Anna Carluccio

Un abbraccio e un grande augurio!

Maria Stefania

Ciao sono Stefania dopo due anni tumore metastatico al seno rieccomi a combattere con metastasi con dolore fisico sta volta Rabbia ma tanta determinazione Ho una ragazza di 14 anni

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