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La riapertura dei centri anti violenza in Piemonte

L'annuncio dell'assessore Caucino

La riapertura dei centri anti violenza in Piemonte
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La riapertura dei centri anti violenza in Piemonte

Centri anti violenza

La Giunta regionale piemontese ha approvato le indicazioni per la riapertura in sicurezza delle attività in presenza  dei centri anti violenza.

La decisione

Dopo la serrata, dovuta all’epidemia di Covid19, riaprono i Centri Antiviolenza piemontesi. Le linee guida prevedono con la riapertura dei centri, quella dei relativi sportelli e dei Centri per le Famiglie operanti sul territorio regionale.

Spiega l'assessore regionale al Welfare Chiara Caucino:

«Si tratta di un provvedimento della massima importanza, perché viene incontro a un’esigenza concreta di protezione nei confronti della donne vittime di violenza».

I numeri, complice anche la situazione creata dalla pandemia, parlano chiaro, e descrivono una situazione più che preoccupante: i dati Istat disponibili dimostrano che la violenza sulle donne sta raggiungendo dimensioni inquietanti: tra i 14 e i 74 anni almeno una donna su tre ha subito almeno un episodio di violenza. La realtà piemontese, poi, è particolarmente articolata: sul territorio, infatti sono presenti 21 centri anti violenza e 12 case rifugio che operano in maniera integrata con la rete di servizi socio-assistenziali e assistenziali sul territorio.

L'importanza dei Centri

I Centro anti violenza offrono  innanzitutto un servizio di prima accoglienza, ascolto e di valutazione del rischio. In secondo luogo elaborano un percorso d’uscita dalla violenza attraverso la presa in carico delle vittime. Che possono contare anche su una consulenza psicologica, legale e sull’accompagnamento e orientamento ai servizi territoriali. Non solo: i centri svolgono anche attività rivolte alle vittime minorenni, con sostegno alla genitorialità. Senza dimenticarsi del orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa. A queste struttura si affiancano, su tutto il territorio piemontese, 76 nuovi sportelli. Ovviamente le donne usufruiscono gratuitamente di tutti i servizi del proprio Centro Antiviolenza territoriale.

Solo nel 2019, all’ultimo rilevamento, i 20 Centri Antiviolenza (il 21esimo, a Bra, si è attivato solo lo scorso anno) hanno seguito 3150 persone e 94 posti sono stati messi a disposizione dalle di rifugio per l’accoglienza di donne, sole o con figli, che hanno subito violenze.

Conclude l'assessore Caucino:

«La riapertura del Centri Antiviolenza  da me fortemente sollecitata, rappresenta un’ottima notizia per le troppe donne che durante il lockdown - come descrivono i dati più recenti - sono state costrette a subire inaccettabili violenze domestiche. Un fenomeno odioso, aggravato - in questo periodo - dalla difficoltà di denunciare i soprusi e di trovare rifugio e conforto. Proprio quello che offrono i nostri Centri. Credo  che compito della politica sia proprio quello di proteggere i più fragili, tra cui rientrano a pieno titolo le donne che sono state costrette a subire soprusi, violenze e angherie e che intendo proteggere con tutti i mezzi a disposizione. Non a caso, su mia proposta, la giunta ha aumentato di 200 mila euro il Fondo per le spese legali delle donne vittime di violenza. Un gesto significativo e concreto che dimostra l’attenzione del governo regionale a tutela delle vittime».

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