La lettera aperta di don Paolo Mignani: "Difendiamo il nostro Creato"
Il parroco di Mezzi Po si rivolge a Vescovi, preti, credenti, e non, invitando a una seria riflessione
Il parroco di Mezzi Po si sofferma su alcune tematiche certamente di grande rilevanza.
La lettera aperta
Un’accorata lettera aperta è quella che ha scritto don Paolo Mignani, rivolgendosi a Vescovi, Parroci, Preti e Credenti. Ecco alcuni stralci significativi della sua lettera aperta:
"Carissimi nostri responsabili della Parola di Dio, è un caso di coscienza cristiana che sento il dovere di porre alla vostra attenzione, in qualità di ultimo povero prete contadino e operaio, e per questo deciso a stare dalla parte evangelica degli umili, dei poveri. Dopo aver letto con molta attenzione l’enciclica Laudato si’ e la sua nuova prosecuzione nella Laudate Deum, mi sono sentito profondamente interpellato nei miei valori di fondo e ho voluto documentarmi più seriamente su quelle scelte politiche che mi coinvolgono come cittadino e soprattutto come... “Chiesa-che-ho-scelto”. Perché Papa Francesco si accalora così profondamente sui temi della distruzione – consapevole e colpevole – di quel bene grandioso che Dio ha voluto donarci, il CREATO? Perché deve sentirsi inascoltato o ignorato dalla sua Chiesa? Come uomini-e-donne garanti del futuro delle nuove generazioni siamo chiamati a sentircene responsabili, ma sappiamo che sciaguratamente i forti interessi economici, di potere, e anche militari, tendono a mascherare le grandi operazioni in avveniristiche imprese, cosiddette di “innovazione e sviluppo”.
"Ho incontrato dei fratelli straordinari che da 34 anni sono impegnati in ricerche scientifiche e sociali a partire dagli abitanti dei loro territori e dagli ultimi, per mettere in atto una resistenza nonviolenta in una lotta che ci tocca molto da vicino: per mettere in atto cioè le parole di Papa Francesco - qui e ora - proprio vicino a noi, sul territorio in cui siamo chiamati a vivere: proprio la Val di Susa, come esempio concreto di quello che avviene anche in molte altre parti del mondo".
"Questi fratelli, che si firmano: “GRUPPO CATTOLICI PER LA VITA DELLA VALLE”, oltre ad aver informato la Chiesa di Susa nei Vescovi che si sono succeduti, per metterli al corrente di quanto stava avvenendo, hanno consegnato loro il libro che avevano appena pubblicato: “Prendiamoci cura della Casa Comune” e altre precedenti documentazioni, chiedendo di potersi confrontare con loro. Mi sento in dovere tuttavia di riferire le reazioni che hanno ricevuto dai singoli Vescovi".
"Il primo vescovo contatto si è interessato, sì, al problema, ma quando li ha ricevuti ha chiesto loro di sciogliere il gruppo in quanto divisivo all'interno della Chiesa, senza comprendere che a creare divisione è il progetto in sè e non il loro gruppo. Così con il Vescovo successivo giunto nel 2019 in Diocesi, subito si sono sentiti in dovere, come gruppo di Cattolici No-Tav, di metterlo al corrente riguardo alla situazione problematica del Tav nella Valle, portandogli il secondo libro da loro prodotto. Avrebbero voluto incontrarlo ancora al termine della lettura del libro ma non sono più stati ricevuti".
"Essi hanno fatto anche un ulteriore passaggio – e questo sta a dire quanto questi fratelli si siano presi a cuore il problema della Valle! –: hanno preso i contatti col Vescovo Delegato Regionale per la pastorale sociale e del lavoro, la giustizia e la PACE, per metterlo al corrente del problema, consegnandogli il libro e chiedendo che ne parlasse con i Vescovi piemontesi. Ebbene, dopo qualche tempo hanno saputo che, data la “non disponibilità” di alcuni Vescovi a parlare di questo tema, il tutto veniva accantonato....Ora, in ascolto della Parola della Creazione e dei continui appelli di Papa Francesco per la salvaguardia del Creato, dinanzi al reale rischio di essere sull’orlo del precipizio, in un punto senza ritorno, chiedo alla mia Chiesa, laici, preti e vescovi tutti, di superare i silenzi, le rimozioni e le paure di questi problemi scottanti per affrontare i rischi di non essere capiti dalla mentalità dominante, che poggia solo sul profitto e sul potere (e sulle strategie di deterrenza armata di guerra, basate sulle potenzialità di traffico dimezzi militari sempre più distruttivi)".
"Chiedo di impegnarsi invece con le proprie forze in tutte le scelte di PACE, con i popoli e con la Terra, con la gente di queste stupende montagne, che in questi anni sono stati sentinelle vive, sullo stile del Profeta Ezechiele, per la salvaguardia della Creato. Il lavoro di PACE non è – come molti vorrebbero credere – una non-belligeranza passiva, che non affronta l’ostacolo, lascia correre, subisce e non prende posizione sulle imposizioni dei potenti. Il lavoro di pace è impegnato e serio, si documenta a fondo, si fa carico dei problemi della propria gente, agisce disarmato, con animo mite, che ama anche il “nemico” e prega per lui, con la forza persuasiva della nonviolenza attiva, con la fede convinta nel Dio-della-Vita (non della Morte, non del Profitto, non dell’Imposizione armata).... Mi piace chiudere con la famosa frase romanesca di Papa Wojtyla ai vescovi: “Dàmose da fa’ e volémose bene”...chiedendo a tutti noi credenti di prendere sul serio questa realtà discriminante: questa grossa questione del Tav, che tocca tutta la Valle e il nostro Piemonte, e che è un grande richiamo a operare per la salvaguardia del Creato, proposta da Papa Francesco, prima che davvero sia troppo tardi. Vi ringrazio, vi garantisco la mia preghiera e vi auguro ogni benedizione per il vostro Ministero".