1992-2025

La città commemora la strage di Capaci

La commemorazione è avvenuta davanti alla sala consiliare e intitola al giudice Falcone, alla moglie e agli uomini della scorta

La città commemora la strage di Capaci
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La città di San Mauro Torinese ricorda la strage di Capaci che avvenne il 23 maggio 1992. E nella giornata di ieri, venerdì 23 maggio 2025, amministratori comunali e cittadini si sono ritrovati per ricordare il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta che persero la vita in quella strage.

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La città commemora la strage di Capaci

Erano presenti Matteo Fogli assessore alla legalità,  la consigliera regionale Nadia Conticelli, la consigliera regionale Gianna Pentenero, e per il Tavolo della Legalità Serena Stefani e Rudy Lazzarini. La commemorazione è avvenuta davanti alla sala consiliare e intitola al giudice Falcone, alla moglie e agli uomini della scorta.

"Il 23 maggio non è una ricorrenza facile. Usiamo questa espressione per mettere le mani avanti, soprattutto quando siamo davanti alla morte.  - Afferma Fogli - E, se vogliamo, è un atteggiamento spontaneo, perché davanti alla morte tutt* facciamo fatica a trovare le parole. Per svicolare da questa difficoltà, di solito si parte dai fatti, di cui possiamo parlare in modo più semplice e più pratico, senza doverci sforzare di cercare le parole giuste per affrontare i sentimenti, o come in questa occasione, per iscriverci all'impegno, per essere davvero consapevoli di cosa significa fare antimafia oggi, 33 anni dopo il 23 maggio 1992. Oggi ricordiamo Giovanni, Francesca, Antonio, Vito e Rocco. Li chiamiamo per nome, perché qui, a San Mauro, siamo davanti alla sala consiglio a loro dedicata. Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo. Uomini e donne di Stato. Magistrat* coraggiosi. Agenti leali e generosi. Ricordarli è per noi un impegno e una passione. Nelle scorse settimane la nostra città ha vissuto un momento sincero e anche commovente nel racconto proprio dei primi minuti dell'attentato di Capaci da parte di Antonio Vassallo, giovane fotografo che vive ancora oggi sulla collina di Capaci, dietro il rettilineo dell'autostrada sotto cui fu posizionato l'esplosivo. Tant* ragazz* e adulti hanno ascoltato e sorriso al racconto e alle parole di Antonio (perché i siciliani, anche quando sono serissimi, sanno farti ridere, e nel farlo cementano ancora di più nella nostra memoria le loro parole). Antonio, tra l'altro, racconta con una spontaneità e una facilità coinvolgente. Ma l'ho appena detto: il 23 maggio non è una ricorrenza facile. Com'è che solo agli altri spetta la parte facile? Perché, insisto (e insistiamo, noi che siamo qui) a complicarci la vita? Perché è facile — di nuovo — lasciare che questa giornata sia un semplice esercizio della memoria. È facile, ma inutile, e un po' ipocrita.

La lezione più grande di Falcone è averci convinto che la mafia si può debellare. Che la mafia si può sconfiggere. Falcone scriveva: “la mafia, come ogni fatto umano, ha avuto un inizio ed avrà anche una fine”. Questa mattina il Presidente Sergio Mattarella ha ripreso questo insegnamento, per ricordarci che dobbiamo restare vigili e impegnati, che dobbiamo “dare continuità all’opera di sradicamento della mafia”. L'ha ricordato soprattutto a chi è parte delle istituzioni: “La mafia ha subìto colpi pesantissimi, ma all’opera di sradicamento va data continuità, cogliendo le sue trasformazioni, i nuovi legami con attività economiche e finanziarie, le zone grigie che si formano dove l’impegno civico cede il passo all’indifferenza”. Per questo resta l’importanza di “tenere sempre alta la vigilanza, coinvolgendo le nuove generazioni nella responsabilità di costruire un futuro libero da costrizioni criminali”. Un impegno che non può permettersi semplificazioni, opportunismi e convenienze, di alcun tipo.

E così siamo arrivat* alla parte difficile: fare antimafia richiede abnegazione e il coraggio di guardare sempre e solo all'interesse civile e mai a opportunità o partigianeria politica. Qualunque cedimento, qualunque sguardo parziale è un fianco esposto all'infiltrazione mafiosa, all'accomodamento, alle zone grigie. E ce lo ricorda l'uomo dello Stato con la storia di contrasto alla mafia più insindacabile, quell'uomo che ha estratto il fratello Piersanti, ancora sanguinante, dalla macchina in cui fu assassinato proprio dalla mafia 45 anni fa.

Fare antimafia continua a chiederci di essere scomodi, di avere riguardo e rispetto solo per la verità. Continua a chiederci di essere sfrontati e sprezzanti verso chi rallenta e distrae dalla ricerca della verità e della giustizia. Continua a impegnarci ad essere autentici. 

Noi vogliamo una politica “autenticamente” contro la mafia, che promuove l'impermeabilità delle istituzioni e dell'imprenditoria, che riconosce che l'azione sociale, i diritti, e il lavoro sano e legale sono il primo argine alla mafia. Noi diciamo senza timore che antimafia è anche la promozione dei diritti sul lavoro, è lotta alla precarietà, allo sfruttamento, al caporalato e alla ricattabilità sociale. È una politica che investe in scuole, poli sportivi, ospedali, centri di aggregazione, perché è così che si espelle l'opportunità mafiosa. Una politica che contrasta il gioco d'azzardo e si sforza attivamente e concretamente di eliminare le ludopatie, che sono una delle prime porte di accesso all'usura. 

Ecco perché non è facile il 23 maggio. Perché se vogliamo celebrarlo, se vogliamo commemorare degnamente le vittime di 33 anni fa, dobbiamo dirci cos'è l'antimafia oggi. È avere Fame di Verità e Giustizia. Questo è il nome dell'agenda civile promossa da Libera da rimettere al centro della politica, per una società libera da mafie e corruzione, fondata su diritti, uguaglianza, accoglienza e responsabilità.

La realtà è in questi numeri:

  • Il 14% dei minori vive in condizione di povertà assoluta.
  • 40 miliardi di euro: è il fatturato delle mafie. La quarta “azienda” d’Italia.
  • L'80% delle famiglie delle vittime innocenti non conosce la verità sulla morte dei propri cari.
  • 822 reati-spia al giorno: usura, estorsione, riciclaggio, frodi informatiche.
  • 53 inchieste giudiziarie nel 2024 in 15 regioni. 642 indagati per reati mafiosi e corruzione.
  • +61,4% di minori negli Istituti Penali Minorili in un solo anno: da 210 a 339 ragazzi (maggio 2023–2024).
  • 62.153 persone detenute per 51.320 posti disponibili. Sovraffollamento oltre il 130%.
  • +12% di spese militari nel 2025: 40 miliardi di euro stanziati tra il 2025 e il 2027.
  • 160 miliardi di euro investiti nel gioco d’azzardo, mentre le famiglie faticano a coprire i bisogni essenziali.
  • +15,6% di reati ambientali nel 2023: 35.487 illeciti e 8,8 miliardi di euro il fatturato delle ecomafie.

Le azioni sono conseguenti, ma i progressi spesso sembrano andare in direzione contraria. Su questo si concentra il nostro impegno, a partire dalla condivisione dei 12 punti dell'agenda di Libera. Noi abbiamo davvero Fame di Verità e Giustizia.

Il 23 maggio ci mettiamo scomodi, abbracciamo la parte difficile di questa giornata, perché non vogliamo che sia solo un doveroso atto di ricordo, uno sguardo cristallizzato sul passato, una concessione sentimentale a un giorno che ha segnato la storia del nostro paese. Perché non vogliamo che siano le stragi a segnare la Storia del nostro paese, ma le azioni de* magistrat*, delle forze dell'ordine, della società civile, della politica, in un impegno costantemente rinnovato a sradicare, definitivamente, la MAFIA.