Jessica Costanzo: “Presenza ’ndrangheta in Piemonte, non possiamo restare indifferenti”
L’intervento della deputata torinese del Gruppo Misto sulla recente operazione contro l’organizzazione criminale che ha coinvolti diversi comuni.
Il tema della presenza infestante della ’ndrangheta in Piemonte non smette di essere – tristemente – di moda. Come ha perfettamente sintetizzato il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, «in Piemonte non c’è un’area libera dalla ’ndrangheta».
Nelle carte dell’inchiesta “Platinum Dia” è emerso come gli interessi politici dei fratelli Vazzana si siano concentrati nel Canavese, e abbiano abbracciato costantemente le ultime tornate elettorali.
“Presenza ’ndrangheta in Piemonte, non possiamo restare indifferenti”
Chivasso, Volpiano e Leinì risultano i comuni maggiormente coinvolti, e ciò che lascia basiti è come – sempre dalle carte – risultino tentativi di avvicinamento a tutto l’arco politico dei gruppi locali: destra, sinistra, niente fa differenza. Evidentemente, a prescindere dalla rilevanza penale di tali approcci, gli emissari delle cosche ritenevano di potersi avvicinare a tutti indistintamente e senza particolari ostacoli. Da segnalare, a conferma di quanto detto, anche le indagini della Dda di Torino sulle elezioni amministrative di Chivasso del giugno 2017. Dalle intercettazioni abbiamo scoperto come Giuseppe Vazzana, indagato, abbia più volte interloquito con candidati, anche di estrazione politica opposta. Questo, a prescindere dalla rilevanza penale, dimostra l’interesse della ‘Ndrangheta per le relazioni politiche, considerate necessarie per poter realizzare le proprie aspettative.
Il caso dell’apericena organizzato durante la campagna delle ultime elezioni politiche a Settimo Torinese per avvicinare Maria Virginia Tiraboschi, che – ci tengo a ribadirlo – non è indagata ma che poi diventerà senatrice di Forza Italia proprio dopo quella tornata elettorale, mostra chiaramente come la ‘ndrangheta avesse scarse remore nell’avvicinarsi ai propri obiettivi strategici.
Curioso poi che proprio su quel collegio elettorale, oggetto di particolare attenzione da parte della ‘ndrangheta, venne battuto al seggio uninominale al Senato Pino Masciari, il candidato del M5S, primo testimone di giustizia italiano e che della lotta al racket e alla ‘ndrangheta calabrese ha fatto la propria ragione di vita. Lo stesso a cui fu paradossalmente impedito di partecipare a un convegno istituzionale a Roma sui testimoni di giustizia dal titolo: «Contrasto alle mafie: dalla solitudine alla condivisione».
Non si può restare indifferenti di fronte a questo spaccato inquietante e ringrazio infatti il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra (Gruppo Misto), anche lui calabrese, che da Roma sta seguendo con attenzione la questione ed è aggiornato di ogni sviluppo insieme al presidente della commissione regionale sulla legalità e al contrasto dei fenomeni mafiosi Giorgio Bertola (Movimento 4 ottobre). C’è un filo rosso e molto resistente che lega la ‘ndrangheta a questi comuni e per spezzarlo non occorre solo candidare testimoni di giustizia che hanno sacrificato la loro vita in nome del contrasto alla criminalità mafiosa, ma occorre non abbandonarli, supportarli e sostenerli anche terminate le tornate elettorali, visto che l’infiltrazione mafiosa anziché arrestarsi imperversa con tutti i poteri di cui dispone.
Jessica Costanzo