SETTIMO TORINESE

Il Consiglio comunale dei ragazzi chiude in grande stile, con un «corto» dedicato al progetto del mandato

I ragazzi del Ccr sono stati protagonisti con la proiezione di un breve docufilm frutto del proprio impegno

Il Consiglio comunale dei ragazzi chiude in grande stile, con un  «corto» dedicato al progetto del  mandato
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Un cortometraggio per dimostrare che l'apparire non è legato a dinamiche di genere e che l'abbigliamento, il trucco, il taglio dei capelli sono elementi fluidi che non devono diventare motivo di discriminazione.

Il Consiglio comunale dei ragazzi chiude in grande stile, con un «corto»

Si è conclusa con la proiezione de «Il punk è...», un filmato che prova a sradicare alcuni stereotipi ancora ben radicati all'interno della nostra società, il mandato del Consiglio Comunale dei Ragazzi, accolto nella sala Giovanni Ossola durante l'ultima riunione del parlamentino locale. «Perché devo avere paura del giudizio degli altri per come appaio? Perché il mio colore deve essere per forza il rosa? Perché devo sempre apparire forte? Perché devo sempre, per forza, sedermi composta? Perché viviamo in una società dove qualcuno ha più privilegi? Perché nei nostri parlamenti le donne sono sempre sottorappresentate?», si sono chiesti i 24 giovani, eletti due anni fa dagli studenti e le studentesse delle scuole secondarie di primo grado del territorio.

Le riflessioni

Questa la serie di domande da cui è partita la riflessione del Ccr che, nel corso di questi due anni, ha lavorato sul tema della parità di genere, culminato nella realizzazione di un cortometraggio proiettato anche al Festival di Venaria che ha acceso i riflettori su alcune scelte e comportamenti ancora oggi fonte di profonda discriminazione. Un progetto curato dalla cooperativa Orso, in collaborazione con il Comune di Settimo, che ha rappresentato un vero e proprio esercizio di cittadinanza attiva per tutti i ragazzi e le ragazze che hanno avuto l'opportunità di conoscere meglio la macchina comunale e di avvicinarsi alla cosa pubblica. «Come società, dobbiamo ancora lavorare molto per eliminare le differenze di genere e noi, nel nostro piccolo, abbiamo provato a dare il nostro contributo. Crediamo che tutti e tutte dobbiamo impegnarci e prendere parte alla causa per una necessaria azione di cambiamento», hanno sentenziato i giovani consiglieri al termine di un percorso che per qualcuno proseguirà anche dopo la fine di questo mandato. D'altronde, la presidente del Consiglio comunale, Carmen Vizzari, ha ribadito che questo «non vuole essere un saluto definitivo». «Qualunque sarà la scelta che vorrete fare in futuro, qualora abbiate voglia di continuare questo percorso, è un investimento che noi abbiamo fatto e che potrete mettere in campo in qualunque modo – ha dichiarato Vizzari, spalancando le porte della casa dei settimesi -. È un percorso di cittadinanza attiva che ci auguriamo possa lasciare un segno importante nella vostra strada e nel vostro percorso di crescita». «Per noi, il Consiglio comunale dei ragazzi rappresenta una vera e propria strategia educativa a livello territoriale e diventa una vera sfida porre in essere azioni che vengono sollecitate dai più piccoli che sono delle sentinelle, dei radar e coloro i quali ci possono dare indicazioni interessanti su come vivono la città», è intervenuta Alessandra Girard, assessora all'Istruzione e alle Pari opportunità, sottolineando come «la partecipazione alla vita politica e amministrativa di una città» sia una sorta di «educazione civica, una materia trasversale che è diventata importante ed è un modo per renderci più responsabili, più attenti alla cosa pubblica per lavorare insieme e per creare un mondo più adatto». Un mondo in cui – proprio come hanno sottolineato anche i ragazzi e le ragazze – c'è ancora tanto da fare. «Basta guardare i ruoli apicali e quante donne abbiamo nelle aziende», aggiunge la sindaca Elena Piastra, citando soprattutto un dato. «I comuni in Italia sono 8000 e le sindache donne under 40 sono 19. Penso che sia un dato che possa bastare per raccontare il nostro paese e quanto sia difficile, laddove non ci sono meccanismi che obbligano alla parità di genere in una carica elettiva o per i ruoli apicali, riuscire ad arrivare ad avere garanzia nella parità di genere», ha sottolineato Piastra, sperando che arriverà «un tempo in cui almeno quel 19 possa essere un numero ben diverso». Un tempo in cui, forse, non bisognerà neanche più parlare di parità di genere, Processi culturali ancora lunghi su cui occorre interrogarsi e che, intanto, in attesa di risposte, lasciano solo una scia di «Perché?».

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