Ore di sollievo e ancora di tensione per la vicenda della Freedom Flotilla, la missione umanitaria intercettata dall’esercito israeliano nelle scorse notti a circa 120 miglia dalle coste di Gaza. Tra i 145 volontari sequestrati c’era anche Francesco Prinetti, medico di 28 anni che fino a poche settimane fa aveva lavorato a Settimo Torinese.
Freedom Flotilla: Prinetti e altri sei volontari italiani tornano in Italia
Secondo un aggiornamento diffuso oggi, venerdì 10 ottobre 2025, dal Coordinamento Freedom Flotilla Italia, sette cittadini italiani coinvolti nella missione, tra cui Prinetti, sono stati autorizzati a tornare in patria. I rientri sono previsti già nella giornata odierna secondo questo cronoprogramma:
- Claudio Giuseppe Torrero e Francesco Prinetti – volo TK1311, arrivo a Torino Caselle alle 18:15
- Stefano Argenio, Elisabeth Di Luca, Lorenzo Mollicone – volo TK1863, arrivo a Roma Fiumicino alle 18:20
- Riccardo Corradini, Lorenzo Bresciani – volo TK1877, arrivo a Milano Malpensa alle 23:45
Il Coordinamento ha invitato la cittadinanza a partecipare all’accoglienza, sottolineando l’importanza di testimoniare vicinanza ai volontari dopo settimane di tensione e incertezza.
Altri due italiani, Laura Cardile e Vincenzo Fullone, invece, non hanno firmato il decreto di espulsione. Secondo le informazioni diffuse, saranno sottoposti a processo e rischiano comunque la deportazione entro domenica.
Le condizioni durante la detenzione
Durante il periodo di sequestro, i volontari erano stati trasferiti nel carcere di Ketziot, nel deserto del Negev. Diverse testimonianze raccolte dagli avvocati dell’associazione Adalah segnalano episodi di violenze fisiche e psicologiche, con detenuti costretti a rimanere inginocchiati sotto il sole, legati e insultati.
Il Coordinamento Freedom Flotilla Italia ha ribadito la richiesta al Governo italiano di assumersi “piena responsabilità istituzionale verso cittadini che operano in una missione civile, pacifica e perfettamente legittima in base al diritto internazionale”.