Fabrizio Paci: «La scintilla che mi ha spinto a diventare volontario è l’altruismo». E’ volontario della Cri a Settimo Torinese.
Fabrizio Paci
Trentasei anni di dedizione silenziosa, un impegno che sfida ogni quantificazione oraria e la profonda convinzione che il senso civico e l’altruismo siano le forze trainanti del cambiamento: è questa la realtà vissuta da Fabrizio Paci, delegato coordinatore nel Settore Emergenze Territoriale presso il Comitato di Settimo della Croce Rossa Italiana.
La sua esperienza
La sua storia è un esempio lampante di come comuni cittadini, con una vocazione all’aiuto e un profondo senso di responsabilità verso il prossimo, possano fare una differenza straordinaria nella vita delle persone e delle comunità, ben oltre il clamore delle cronache. Fabrizio è, prima di tutto, un uomo come tanti altri, con la sua quotidianità, i suoi pensieri e le sue occupazioni, ma animato da una profonda umanità che lo spinge a dedicare una porzione importante della sua esistenza agli altri. Il suo ruolo di Delegato Coordinatore nel Settore Emergenze Territoriale lo porta a confrontarsi con situazioni imprevedibili e spesso drammatiche, che richiedono lucidità, prontezza e una straordinaria capacità di gestione dello stress, sia a livello nazionale che internazionale. «Il tempo che dedico al volontariato non è quantificabile in ore o giorni,- spiega con la semplicità di chi ha interiorizzato la natura del suo impegno, – perché le emergenze non sono programmabili, sono inaspettate sia su tutto il territorio nazionale che internazionale dove viene richiesto l’impegno di mezzi e di personale.» È l’essenza stessa del volontariato nelle emergenze: una disponibilità costante, una mente allerta, pronta a rispondere a chiamate che possono arrivare a qualsiasi ora, sconvolgendo piani e routine personali. Dalle situazioni ad ampio respiro alla quotidianità del servizio ai cittadini, sono donne e uomini comuni a intervenire, mettendo a disposizione non solo le loro competenze tecniche e logistiche, ma soprattutto energie tempo e cuore. La loro presenza è spesso la prima, a volte l’unica, fonte di speranza in contesti vulnerabilità e bisogno. Per Fabrizio, la molla che muove l’ingranaggio interno è chiara, diretta e risuona attraverso il suo operato: «la scintilla che mi ha spinto a diventare volontario è l’altruismo». Questo desiderio profondo di essere d’aiuto, di fare la differenza tangibile nella vita di chi si trova in difficoltà, è il motore che lo ha spinto a varcare la soglia della Croce Rossa tanti anni fa e che continua ad alimentarlo un servizio dopo l’altro. Questa vocazione, questo medesimo spirito, risuona e pulsa in migliaia di altri volontari che, in ogni angolo del mondo, operano nel silenzio e nella discrezione, spesso lontano dai riflettori, ma con un impatto immenso. «Gli aspetti più belli sono quando riesci a riportare la serenità in chi ha avuto un bisogno di non sentirsi solo nel momento dello sconforto, quando si vede tutto nero» racconta Fabrizio, con una sensibilità che rivela la profondità del suo coinvolgimento emotivo. Non si tratta solo di prestare soccorso materiale, di distribuire beni di prima necessità o di fornire assistenza medica; è, soprattutto, un supporto umano ed emotivo fondamentale. In un momento di crisi acuta, quando una persona si sente persa, abbandonata, travolta dagli eventi e sopraffatta da un senso di disperazione che oscura ogni prospettiva, la presenza rassicurante di un volontario, con la sua semplice umanità, il suo ascolto empatico e lo sguardo comprensivo, può fare la differenza cruciale tra la disperazione più nera e un barlume di speranza. Essere in grado di rassicurare e a non far sentire solo e abbandonato chi in quel momento è stato colpito è la vera ricompensa, non economica ma umana, per Fabrizio e per tutti coloro che, come lui, scelgono di dedicare una parte significativa della propria vita agli altri. Ogni sorriso ritrovato su un volto provato dal dolore, ogni sguardo di sollievo che si accende negli occhi di chi ha subito un trauma, ogni parola di ringraziamento sussurrata con fatica ma con sincera gratitudine, è un tassello prezioso che compone il mosaico di una vita dedicata al prossimo. Il loro impegno non si limita alle grandi emergenze, che catturano l’attenzione pubblica per giorni o settimane, ma si estende al supporto quotidiano, spesso invisibile ai più, a individui e famiglie che si trovano ad affrontare momenti di fragilità, malattia, povertà o esclusione sociale. Lo spirito di affiatamento e condivisione che si crea nelle squadre tra i volontari è un altro degli ingredienti fondamentali per dare forma all’aiuto al prossimo: «le relazioni ed il clima che si crea con i colleghi è molto importante perchè ti permette di svolgere il servizio nel modo migliore sapendo che anche noi non siamo soli ma ci possiamo supportare a vicenda».
Lo spirito dell’altruismo
Sorge spontanea la sottolineatura che la straordinarietà del servizio che Fabrizio e gli altri volontari svolgono per il prossimo, dovrebbe essere un paradigma intrinseco al concetto stesso di cittadinanza a cui tutti siamo chiamati dal momento in cui accettiamo di vivere in un comune, la cui etimologia non è solo “dovere condiviso”, ma anche “dono reciproco”; per questo motivo resta vivo l’invito a farsi avanti e ad avvicinarsi alla realtà del CRI per conoscerla meglio e, chissà, per mettersi al servizio del prossimo come volontari.